Continuiamo con questo articolo ad approfondire il discorso sulla comprensione della fotografia andando ad esaminarne il fattore forse più determinante , la luce.
In modo molto elementare si da per sempre per scontata la presenza della luce nella fotografia , non fosse altro che senza luce (naturale o artificiale che sia) resterebbe ben poco da immortalare e non avrebbe giocoforza senso parlare di conversione dei segnali luminosi in segnali elettrici o di impressionare della pellicola fotosensibile.
Dando per scontata la presenza della luce si ha pero’ un po’ la tendenza a valutare la luce solo in termini quantitativi , solo per sapere che possiamo usare una determinata durata dell’otturatore o apertura del diaframma piuttosto che usare una determinata impostazione ISO.
In questo precedente articolo avevamo parlato di come rapportare l’ occhio e la macchina fotografica in termini di campo inquadrato e per capire come la luce verrà interpretata dalla nostra macchina fotografica torniamo a confrontare il sistema con il nostro occhio che è sicuramente la “macchina fotografica” che meglio conosciamo.
Cominciamo ad evocare una situazione in cui tutti presto o tardi tutti sono incappati , una bella giornata di sole limpida ed un soggetto da ritrarre con alle spalle un panorama mozzafiato.
Sembrano le condizioni ideali ma appena si fa click e si va a rivedere cosa abbiamo ripreso ecco l’ amara sorpresa , il cielo è completamente bianco (oppure ha un colore ciano falsissimo, particolarmente evidente in chi usa delle compatte con sensori piccoli) e buona parte dei dettagli in ombra spariscono “mangiati” dall’ombra stessa.
Eppure la situazione ad occhio nudo non pareva essere poi cosi’ drastica.
Evidentemente nella conversione qualcosa deve essere andato storto ma purtroppo la realtà è che tutto ha funzionato a dovere , semplicemente il nostro occhio ha una gamma dinamica decisamente più estesa di quella che può avere una macchina fotografica.
La gamma dinamica si può semplicisticamente (ma in modo secondo me efficace) definire come la capacità di rendere , in una scena con forti differenze di illuminazione , intellegibili i dettagli nelle ombre e nelle luci.In termini fotografici e con le dovute approssimazioni dovute dalle differenze tra soggetto e soggetto si stima che l’ occhio umano abbia una gamma dinamica di circa 14EV mentre le migliori DSLR hanno gamma dinamica limitata a “soli” 8.5/9EV mentre le compatte riescano a lavorare attorno ai 7/7.5EV.
Tralasciando i dati numerici che sono solo indicativi (e validi per l’ attuale tecnologia) ecco quindi a doverci confrontare con un importante limite , in particolarmodo evidente in condizioni di grandi differenze di illuminazione in una scena.
Non ci sono ahimè grandi soluzioni tecniche alla “compressione” della gamma dinamica imposta dal mezzo fotografico, certo oggi abbiamo a disposizioni tecniche come l’HDR (High Dynamic Range) frutto di fusione di più fotografie scattate con diverse impostazioni (bracketing) ma è una una soluzione che porta con se inevitabili ripercussioni sulla resa cromatica della scena medesima (come nell’ esempio qui a fianco di una panoramica QTVR a 360° sviluppata nella parte superiore con un HDR (soft) mentre nella parte inferiore con la normale procedura in Lightroom).
Altra alternativa è schiarire con luce artificiale (flash) le zone d’ombra ma non sempre è possibile avere potenza e copertura sufficienti a normalizzare tutte le zone al di fuori della gamma dinamica , puo’ bastare per un ritratto , per una figura intera o per un veicolo ma basta pensare ad un panorama per capire che non è possibile illuminare in modo uniforme ed efficace tutte le zone che ci interessano.
Una buona capacità di “leggere” e capire la luce nella scena che vogliamo riprendere unita ad una profonda conoscenza della nostra attrezzatura (e dei suoi limiti) può fare pero’ una grande differenza e permetterci di ottenere risultati migliori quando non radicalmente diversi.
A volte basta solo cogliere l’ attimo giusto per ottenere un risultato decisamente più apprezzabile , in questa foto scattata quest’inverno una velatura del cielo mi ha regalato la possibilità di scattare una foto radicalmente diversa rispetto a quella che avrei ottenuto con un cielo terso e sole diretto , le nuvole possono essere ottime per ottenere ombre morbide ed una scena con una escursione luminosa con gamma dinamica contenuta.
Discorso simile in quest’altra foto dove ho preferito cogliere una lama di luce filtrata parzialmente dalla nebbia del mattino.Ho aspettato qualche minuto in modo che il sole andasse a colpire l’ albero per enfatizzarne il ghiaccio che lo ricopriva e contemporaneamente mi aiutasse ad illuminare la figura umana.
Con gli alberi in ombra il ghiaccio non sarebbe stato cosi’ evidente e non avrei potuto nemmeno azzardare una composizione così decentrata poiché la figura umana non sarebbe più stata bilanciata dall’ albero ghiacciato che aiuta a sostenere la composizione stessa.
La foto è al limite della gamma dinamica della macchina ma per fortuna non si è rivelata così estesa da rendere necessarie particolari acrobazie in postproduzione , acrobazie che determiano (come detto) variazioni cromatiche particolarmente evidenti e fastidiose qualora si riprendano incaranti o cieli.
La buona parte delle fotografie meglio riuscite vengono spesso scattate in particolari condizioni di luce (naturale o artificiale che sia). Mostrare il mondo sotto “un’altra luce” puo’ essere un elemento decisamente stimolante per l’ osservatore , alba e tramonto piuttosto che particolari condizioni meteo (nebbia , nuvole , temporali ecc..ecc..) sono elementi da non sottovalutare sia per “aggirare” il problema della gamma dinamica ma anche per dare un tocco diverso e personale alle proprie fotografie.
Nella seconda parte dell’articolo proseguiremo con l’ analisi della luce con particolare riguardo alle tecniche di illuminazione artificiale.