Il fenomeno del corporate blogging sta muovendo, seppur a fatica, i primi passi anche in Italia, dove aziende coraggiose e attente ai cambiamenti del mercato hanno aperto uno spazio di dialogo informale e diretto tra l’utente e i dipendenti.
La principale resistenza ad aprire un corporate blog, da parte delle aziende operanti in settori diversi da quello del web, è il timore per i commenti non moderati, e la paura di aprirsi “così tanto” al mondo.
Insomma, questa trasparenza inquieta molte aziende, timorose di mostrare commenti negativi ai propri prodotti o ai post dei propri dipendenti. Questo è il frutto di antichi paradigmi legati ad un marketing che mira solo ed esclusivamente a mettere l’azienda e i suoi prodotti nella migliore luce possibile, anche a costo di sembrare stucchevole e falsa.
In realtà in rete si svolge una “conversazione” persistente e generale, che coinvolge tutti, e non sarà certo bloccando o moderando i commenti sul blog che si “tapperà la bocca” alla blogosfera.
Possiamo anzi trovare tre motivi per cui commenti negativi sul blog aziendale possono essere utili:
- Sono un allarme: Anziché costantemente sondare il mercato per capirne gli umori e le reazioni ai propri comunicati stampa o lancio prodotti, sono gli utenti stessi a postare le loro impressioni. Un commento negativo consente di mettersi subito in allarme e prendere provvedimenti, ad esempio con un comunicato stampa che smentisca una voce falsa su un prodotto, che si sta diffondendo nella rete.
- Consente di coinvolgere gli utenti: Un commento negativo permette di entrare in comunicazione con l’utente che l’ha lasciato, chiedendogli maggiori spiegazioni. Mostrare interesse nei confronti della sua opinione mette l’azienda in buona luce con lui e con tutta la blogosfera che se ne accorge. L’azienda appare desiderosa di conversare.
- Sono un’opportunità: Un commento negativo permette di scoprire un difetto o un problema di un nostro prodotto di cui non si era a conoscenza. Aprire a commenti dei clienti significa avere una base di “beta tester” disponibile gratuitamente, che può essere trasformata in preziosa fonte di consigli.
Ovviamente al corporate blogging ci si deve avvicinare con intelligenza e pianificazione, per evitare squallidi flop. È un’operazione che va fatta con sincerità e solo se convinti, perché la blogosfera punisce chi “fa il furbo” fingendosi interessato ad unirsi come “peer” alla conversazione, con ben altri scopi.