Dopo la scoperta che ho illustrato la settimana scorsa, riguardante alcuni pianeti extrasolari orbitanti in senso inverso rispetto a quello che ci si dovrebbe aspettare, nuove osservazioni portano altri importantissimi inidizi che aiutano gli scienziati a ricostruire la storia del Sistema Solare. Il 29 Aprile è apparso sulla rivista Nature un articolo sorprendente: due gruppi indipendenti hanno scoperto in contemporanea la presenza di acqua e composti organici sulla superficie di uno dei più grandi asteroidi presenti nella Fascia Principale degli asteroidi, che si estenza nella zona tra i pianeti Marte e Giove.
Finora si è sempre pensato che gli asteroidi non fossero altro che dei pezzi di roccia privi di acqua o materie organiche. La speranza di trovare questo tipo di composti veniva unicamente riposta nelle comete, oggetti provenienti da molto lontano, oltre il pianeta Nettuno, e contenenti acqua e una lunga coda di polveri in cui venivano ricercati matriali interessanti per la comprensione della formazione della Terra e della stessa vita, come appunto molecole organiche.
In realtà già nel 2006 sono stati osservati degli oggetti nella fascia degli asteroidi con la “coda” di polveri che si credeva essere caratteristica delle comete. Sono stati proprio questi oggetti a stuzzicare la curiosità di Andrew Rivkin dell’Università John Hopkins nel Maryland. Egli, assieme a Joshua Emery, dell’Università del Tennessee a Knoxville sono riusciti, tramite il telescopio a infrarossi di Mauna Kew, nelle Hawaii, a osservare l’asteroide 24 Themis e a rivelarne i segreti.
Per ben sei anni Emery e Rivkin hanno osservato questo asteroide, seguendolo nel suo viaggio attorno al Sole e osservandolo su diversi lati. Ma durante ogni osservazione un dato è rimasto costante: la luce solare veniva assorbita dalla superficie di 24 Themis ad una frequenza particolare, indicando in modo incontrovertibile la presenza di molecole di acqua in forma ghiacciata e legami molecolari idrogeno-carbonio, come appaiono nelle molecole organiche.
Questa scoperta, già di per se di estremo interesse, è stata confermata da un gruppo totalmente indipendente guidato da Humbero Campins, dell’Università della Florida Centrali, a Orlando. Sette ore continuate di osservazione hanno permesso a Campins e al suo gruppo di studiare 24 Themis durante un rotazione quasi completa attorno a se stesso. Questa osservazione ha permesso di confermare il risultato ottenuto da Rivkin e Emery, togliendo ogni dubbio sulla presenza di acqua, seppur sotto forma di ghiaccio, sulla superficie di 24 Themis.
La presenza di acqua sugli asteroidi della fascia Principale è tutt’altro che scontata. 24 Themis si trova a “solo” tre volte la distanza della Terra dal Sole e, di conseguenza ci si aspetterebbe che la temperatura tutto sommato elevata a cui è talvolta esposta la superficie dell’asteroide faccia vaporizzare qualsiasi forma di acqua ivi presente.
Eppure non è così. E non solo, ma le osservazioni suggeriscono che l’acqua sia presente sull’asteroide da qualche migliaio, fino a qualche milione di anni, a seconda della latitudine a cui si guarda. Questo vuol dire che il ghiaccio viene in qualche modo rifornito regolarmente nell’asteroide. La spiegazione più accreditata è che il ghiaccio intrappolato sotto la superficie si liberi lentamente sotto forma di gas, fuggendo dalla superficie attraverso piccole crepe o quando 24 Themis urta qualche detrito spaziale.
Don Yeomans, direttore dell’ufficio del Near-Earth Object Program al Jet Propulsion Laboratory (NASA) di Pasadena (California), spiega come questa scoperta sia estremamente importante e possa rimettere in gioco tutta la nostra conoscenza della formazione del Sistema Solare. Utilizzando le sue parole, se finora non si pensava fosse possibile nemmeno riempire un tazza con l’acqua presente nella Fascia Principale degli asteroidi, ora si comincia a far largo la teoria che tutti gli oceani presenti sul nostro pianeta siano arrivati da oggetti simili a 24 Themis.
Si pensa infatti che la Terra, dopo il possente impatto che ha causato la creazione della Luna, fosse completamente secca, priva dei mari e degli oceani che oggi la contraddistinguono dagli altri pianeti. Solo in seguito alla pioggia di asteroidi che l’ha colpita, detto l’Intenso Bombardamento Tardivo, l’acqua ha comnciato ad accumularsi sul nostro pianeta, fino a diventarne l’elemento più importante.
La presenza di acqua su oggetti della famiglia di 24 Themis è un elemento fondamentale per poter confermare questa teoria. Gli asteroidi, essendo estremamente antichi forniscono una finestra ideale per studiare la composizione del Sistema Solare primordiale.
Julie Castillo-Rogez, del Jet Propulsion Lapboratory della NASA, è estremamente felice per questi nuovi risvolti della nostra conoscenza degli asteroidi della Fascia Principale: “Trovando campioni di acqua contenenti la stessa percentuale di deuterio (un isotopo più pesante dell’idrogeno, formato da un protone e un neutrone, NdA) di quella presente sulla Terra, avremo un indizio molto importante che può accomunare l’acqua del nostro pianeta a quella presente sugli asteroidi della Fascia Principale”.
La nostra fantasia può anche spingersi oltre, e pensare a questi asteroidi come a un possibile trampolino di lancio per viaggi interstellari, in grado di formire una sorgente di materie prime e di preziosissima acqua; il più grande successo rimane però l’aggiunta di un nuovo pezzo nel grande puzzle della storia del nostro pianeta e della nostra esistenza.