Negli USA il partito dei repubblicani ha portato al congresso una proposta di legge che permetterà alle compagnie telefoniche di spiare chiunque vogliano, senza dover ottenere preventivamente un’autorizzazione da un tribunale. La legge inoltre, se sarà approvata, sarà retroattiva: in questo modo le compagnie telefoniche come At&t, che attualmente hanno pendenze giudiziarie con l’accusa di intercettazione illegale, saranno tolte dai guai.
Le ragioni che ufficialmente hanno spinto i repubblicani ad avanzare questa proposta sono come sempre la lotta al terrorismo e la sicurezza nazionale. Si tratta di giustificazioni che non reggono: se c’è ancora bisogno di dimostrare la malafede di tali leggi, basta chiedersi come l’invalidamento di reati precedentemente commessi dalle compagnie telefoniche (per conto di chi poi?) possa avvantaggiare gli Stati Uniti in termini di sicurezza.
I democratici hanno già annunciato che si opporranno alla legge, che fa parte del Protect America Act, ovvero un nuovo attentato alla privacy dei cittadini statunitensi, dopo il Patriot Act.
Tuttavia, almeno negli USA, il dibattito sulla bontà o meno di tali leggi c’è, se pur abilmente pilotato da abili e potenti opinion leader.
In Italia quando scoppiò il caso delle intercettazioni Telecom, con le quali la compagnia controllava illegalmente la vita di migliaia di persone, si è fatto un gran vociare su giornali e tv. Poi, scoppiata la bolla mediatica, sembra che giudici, parlamentari, ministri, giornalisti e noi pure, ci siamo dimenticati di tutto.
Siamo pure in campagna elettorale e forse è il caso di rispolverarle certe questioni insolute.