Molto spesso quando parlo con chi si appoggia all’ omeopatia noto come confondano questo tipo di cura con l’ erbalismo. È invece estremamente importante comprenderne le differenze. Che princípi attivi estratti dalle piante siano spessissimo molto efficaci per la cura dell’uomo è un fatto noto da sempre: moltissime medicine di uso comune derivano da principi ottenuti dalle piante. Spesso sono ancora oggi estratti dalle piante, a volte invece, per ridurre i costi, vengono riprodotti chimicamente, ma ispirandosi alle molecole presenti in natura.
L’omeopatia, invece, non ha nulla a che fare con l’erbalismo, ma si basa su tre concetti molto diversi, così come sono stati esposti dal suo inventore Samuel Hahnemann nel 1796. Cercherò, in questo post, di spigare questi concetti e di commentarli da un punto di vista scientifico.
La legge di similitudine
Questo è il prinicipio fondamentale dell’omeopatia, come dice il nome stesso (dal greco ὅμοιος, simile, e πάθος, sofferenza) e si basa sull’idea che la cosa che causa il male serva anche per curarlo (il motto di Hahnemann era Similia similibus curantur). La stessa sostanza che in una persona sana induce la malattia, nella persona malata ha un effetto curativo. In pratica è come dire che se una persona che non soffre di insonnia fa fatica a dormire dopo aver bevuto caffé, una persona insonne dovrebbe riuscire ad addormentarsi senza problemi dopo una dose di caffeina. A mio parere non servono considerazioni scientifiche, ma puramente logiche, per capire che c’è qualcosa che non va in questo ragionamento. Eppure l’esempio riportato non è affatto casuale: la cura omeopatica dell’insonnia è la “coffea“, contenente caffeina.
La legge degli infinitesimali
Ecco il secondo principio dell’omeopatia: la sostanza curatrice non deve essere somministrata in dosi normali, ma infinetisimali, deve essere cioè diluita tantissimo in acqua. Secondo Hahnemann più una sostanza viene diluita, più diventa efficace. In omeopatia si parla in genere di “centesimi”: una goccia di principio attivo (per esempio caffeina) aggiunto a novantanove gocce d’acqua viene chiamata “potenza centesimale” o 1C. Una goccia di questa soluzione diluita ulteriormente in altre 99 gocce d’acqua produrrà una soluzione 2C. Quest’ultima soluzione contiene 99.99% d’acqua e 0.01% di caffeina. Ma le diluizioni non si fermano qui: i rimedi omeopatici commerciali vengono venduti normalmente a 6C, ovvero con solo il 0.000 000 000 1% di principio attivo. Esistono spesso in commercio anche soluzioni 30C , ovvero la concentrazione di principio attivo è (0.01)^(30), cioè l’1 è preceduto da 59 zeri, dopo la virgola. Se la logica non basta, da un punto di vista scientifico, a una diluizione di 12C si supera il cosidetto “limite di Avogadro” . In chimica si usa il termine “mole” per definire la quantità di materia che contiene sempre lo stesso numero di atomi o molecole di quella sostanza. Per esempio il cloruro di sodio (il normale sale di cucina) ha formula chimica NaCl e ha peso molecolare 58.44. Ciò vuol dire che 58.44 grammi di sale da cucina contengono 6.022×10^23 molecole di NaCl. Per fare le diluizioni centesimali si deve dividere per 100 questo numero ogni volta. A 1C avremo 6.022×10^21 molecole. A 12C avremo 0.6 molecole. Quindi più o meno una molecola (una molecola!!) ogni due boccette. Capite bene che comprando una boccetta di soluzione 30C la probabilità di trovare una molecola di principio attivo è più bassa di quella di vincere il Superenalotto.
In più non è che l’omeopata ne dia da bere litri, ma versa una goccia di questa soluzione su un po’ di zucchero per essere somministrato al paziente. È ovvio anche al suo inventore che questa pratica fa si che il paziente ingerisca solo e soltanto acqua fresca. Per questo vi è un terzo principio dell’omeopatia.
Legge della sucussione
L’idea è che scuotere vigorosamente la soluzione omeopatica in fase di diluizione la renderà più effettiva. L’azione di scuotere in omeopatia viene detta sucussione. L’idea è che questo processo di sucussione permetta alle molecole d’acqua di venire “potenziate”, mantenendo una “memoria” del principio attivo. Non esiste nessuna spiegazione scientifica su come una molecola d’acqua possa mantenere memoria di altre molecole, né cosa questa memoria sia o come possa venire utilizzata dall’acqua per curare le malattie. Le molecole, così come gli atomi e le particelle, sono quello che sono, la loro identità è definita da una serie di proprietà, se queste proprietà sono diverse, allora si tratta di un elemento diverso. L’acqua è acqua indipendentemente da con che cosa sia venuta in contatto.
A mio parere questa ultima legge è di gran lunga la più assurda, ma tutte e tre dimostrano come l’omeopatia non può funzionare in un contesto scientifico. Vi sono pochissime pubblicazioni scientifiche riguardo l’omeopatia – chi la pratica tende a screditare l’approccio scientifico – ma l’unico articolo completo sull’argomento è stato pubblicato sulla rivista The Lancet nel 2005. In questo articolo sono spiegati i principi ed è stato applicato il metodo standard per la validazione della cura, proprio come viene fatto per qualsiasi altro medicinale in commercio. Il risultato è che l’effetto dell’omeopatia è in totale sovrapposizione con l’effetto placebo. Infatti vi è un’indubbio peso dell’atteggiamento e della condizione psicologica della persona sulla sua guarigione. Quando si vuole studiare una medicina si prendono due gruppi di persone, a un gruppo viene data la medicina reale, all’altro vengono date pillole di “farina”, che non contengono nulla. Ovviamente nessuno sa se sta prendendo la medicina reale o no. In questo modo è possibile scoprire se il medicinale ha un effetto reale sulla malattia, e non si tratta solo di effetto placebo. Nel caso dell’omeopatia il risultato è stato che non è possibile dimostrare che abbia alcun effetto sull’uomo.
Quello che molte persone pensano è che in ogni caso, se si tratta solo di acqua, almeno non faccia male, per cui, perché no. Ebbene questo atteggiamento è sbagliato e può creare molti più danni di quanti se ne possano immaginare. Innanzi tutto è una grande spesa inutile. Questi prodotti costano, e in molti paesi vengono anche coperti dal sistema sanitario. È una spesa per l’individuo e per l’intera società. Poiché molti di coloro che utilizzano queste cure non ne conoscono i principi o non hanno i mezzi culturali per giudicarli, si tratta fondamentalmente di truffa. Anche perché se comprando una boccetta di “caffea” 30C c’è scritto caffeina sull’etichetta è chiaro che ci si trova di fronte a una menzogna.
Il danno principale che l’omeopatia arreca a chi la usa e a tutta la società è legato al fatto che la stragrande maggioranza degli omeopati sconsiglia apertamente i propri pazienti ad affidarsi alla medicina tradizionale, e soprattutto sono estremamente contrari ai vaccini. (Il che mi pare strano, perché è la parte della medicina tradizionale che più si avvicina al concetto di simila similibus curantur). Purtroppo non sono così isolati come dovrebbero i casi di genitori che tolgono la possibilità di cura ai propri figli per appoggiarsi a cure omeopatiche, con vaghe speranze di miracoli che non avverranno mai. Per esempio possiamo ricordare il caso avvenuto in Italia nel Maggio 2008, quando una ragazzina diabetica di 14 anni ha perso la vita a causa della sospensione dell’insulina voluta dai genitori a seguito di un discutibile consiglio di una “dottoressa” omeopata.
Non sempre le conseguenze sono così drammatiche, ma il rischio c’è, e affidarsi all’omeopatia è come affidarsi alla fortuna, sperando che la malattia scompaia da sola. Ogni tanto funziona, perché fortunatamente non tutte le malattie sono mortali, ma per quanto lontana dall’essere perfetta la medicina “occidentale” è la cosa migliore che abbiamo a disposizione, e dovremo investire per migliorarla ulteriormente, invece che disperdere tempo e denaro in vecchie credenze senza nessun fondamento.
fonte: 1023.org