Internet è libertà: l’estremismo

Siamo arrivati alla quarta e penultima puntata della serie di articoli riguardanti il talk “Internet is freedom”. In questa parte del discorso tenuto al parlamento Italiano, Lawrence Lessig ha cercato di spiegare come troppo spesso i comportamenti delle persone sono dettati da una visione “estremista” della realtà.

Sono stati presentati i temi affrontati in precedenza (copyright, giornalismo e trasparenza) in una tabella analizzando come in generale ci siano due correnti di pensiero che guardano esclusivamente ad una delle due colonne.

Gli estremisti che vedono solo la parte sinistra della tabella credono che internet ci insegni che dobbiamo modificare radicalmente la nostra società. Sono contenti del fatto che il copyright sia pesantemente sotto pressione. Ci sono addirittura correnti di pensiero che vorrebbero abolirlo, ritenendolo una inutile restrizione sulla libertà di cui non abbiamo bisogno. Nel contesto del giornalismo affermano che i blog sono più che sufficienti, che non c’è bisogno del grande giornalismo di inchiesta e che gli appassionati possono soddisfare tutti i nostri bisogni. Circa la trasparenza e la crescente critica nei confronti dei governi sostengono che è soltanto conseguenza della corruzione che realmente esiste in quegli ambiti.

Ci sono però anche gli estremisti che guardano esclusivamente la colonna destra della tabella. La battaglia riguardo alle tematiche del copyright, del ridimensionamento del giornalismo e della trasparenza ha portato persone a suggerire contromisure fuori dalla realtà che semplicemente porterebbero alla morte di internet.

Il fatto è che questi estremisti rifiutano semplicemente di riconoscere l’esistenza dell’altra sponda. Vedono il problema come un grande “aut aut” in cui internet può evolvere in “anarchia” o in uno “stato totalitario”. Lessig afferma che questo è un errore. Bisogna trovare un qualche modo per mediare gli interessi. Un modo per promuovere internet e per non dimenticare allo stesso tempo l’importanza del giornalismo, del copyright e della fiducia nelle istituzioni. Bisogna accettare la realtà che internet è qui per rimanere. Dobbiamo celebrare la rete ma dobbiamo anche capire come minimizzare i danni che questa grande invenzione sta in qualche modo portando.

In che modo?

Secondo Lessig bisogna svincolare il copyright dal concetto del controllo del modo in cui la propria opera viene utilizzata e concentrarsi di più sul compenso per il lavoro fatto. Suggerisce di compensare in qualche modo i danni provocati dal file sharing. Queste idee esistono da un decennio e per esempio sono contenute nel libro di William W. Fisher Promises to keep: technology, law, and the future of entertainment e nel programma elettorale del partito verde tedesco che propone una “tariffa culturale tutto incluso” per alzare le entrate atte a compensare i danni provocati dl p2p agli artisti.

Per il problema del giornalismo Lessig si rifà al testo The Death and Life of American Journalism di Robert W. McChesney in cui si afferma che va riconosciuta la necessità del supporto pubblico per i beni pubblici, compreso il giornalismo di inchiesta. Questo obbiettivo può essere conseguito tramite fondazioni come pro publica o attraverso realtà governative come nel caso della National Public Radio. Bisogna trovare un complemento a quello che il mercato propone come è sempre stato fatto dal governo Americano.

Per quanto riguarda il bisogno di trasparenza e fiducia nelle istituzioni è necessario rimuovere quello che secondo Lawrence è la causa della sfiducia. Passare da un finanziamento privato per le elezioni pubbliche ad un modello di finanziamento pubblico. Bisogna rendere i finanziamenti così piccoli che nessuna persona possa ragionevolmente credere che una scelta è stata fatta per soldi. Rendere impossibile l’equazione “soldi uguale risultati”.

In tutti e tre gli ambiti si può arrivare ad accettare e celebrare internet trovando un modo per appianare e minimizzare i danni. Attualmente però sia da parte degli attivisti che dei governi mondiali non si è vista una volontà di adottare un approccio bilanciato. L’estremismo regna.

Per esempio tornado al diritto d’autore viene citato Jack Valenti, ex presidente dell’ MPAA che ha chiamato la guerra del copyright come la sua personale “guerra al terrorismo”. Lessig afferma che i terroristi di Valenti non sono altro che i nostri figli.

I fondi pubblici al giornalismo sono stati tagliati negli Stati Uniti credendo che il mercato privato potesse fornire tutto il necessario. Cosi come per i finanziamenti ai partiti privati che portano i membri del congresso a spendere tra il 30 e il 70% del proprio tempo a raccogliere soldi per essere rieletti. La corte suprema quest’anno ha addirittura affossato la possibilità di imporre un limite alle aziende per quanto riguarda l’appoggio finanziario ai partiti. Praticamente le corporation possono spendere tutto quello che vogliono per appoggiare o opporsi ad un determinato candidato facendo passare sempre di più l’idea che i soldi “comprano i risultati”.

Secondo Lessig questi piccoli esempi ci fanno capire che viviamo in un epoca di estremismo dilagante da cui in qualche modo bisogna uscire.

CONSIDERAZIONI PERSONALI

Come fatto in precedenza ho deciso di non mettere considerazioni personali all’interno dell’articolo per non tradirne in qualche modo il contenuto. Negli altri casi ho espresso la mia idea nei commenti ma questa volta faccio un strappo alla regola visto che alcune delle cose esposte mi hanno colpito in modo particolare. Mi sono fermato a ragionare su alcuni concetti che osservavo in ottica leggermente diversa, soprattutto per quanto riguarda la politica ed il sistema di finanziamento ai giornali. Questa idea diversa è data probabilmente dal fatto che in Italia viviamo una situazione normativa molto distante da quella Americana. È stato però interessante constatare che quelle che credevo potessero essere soluzioni applicabili per migliorare la nostra realtà, altrove sono causa di forti contraddizioni.Questo non fa che rafforzare in me l’idea che ho sempre avuto che non esistono soluzioni assolutamente valide e che l’unico modo per affrontare al meglio questi problemi è ampliare i propri orizzonti senza pregiudizi di sorta.

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