La settimana scorsa ho pubblicato il primo della serie di articoli riguardanti il talk “Internet is Freedom” tenuto da Lawrence Lessig venerdì 12 marzo alla camera dei deputati Italiana. Nella precedente puntata abbiamo visto come nella visione di Lessig la nostra società è attraversata da profonde differenze generazionali che rendono le esigenze dei giovani spesso inconciliabili con i modi di pensare di chi attualmente si trova a legiferare. Questo è soprattutto visibile in realtà relativamente giovani come quella di internet.
Per capire cosa è internet prima bisogna capire cosa non è. Lessig afferma che non si può cercare di capire internet analizzandone una sua particolare applicazione così come non si può capire l’importanza della stampa analizzando un particolare libro e non si può capire l’importanza del mercato analizzando uno specifico prodotto. Internet non è una applicazione, internet “rende possibile” così come lo fanno il mercato o la stampa. Internet è una architettura che rende possibile innovazione imprevista e non programmata. La domanda che ci si può porre è:
Che tipo di innovazione?
Se le persone fossero tutte semplicemente buone allora l’innovazione sarebbe di conseguenza buona. Non serve certamente un professore per capire che lo scenario appena proposto è assolutamente irreale… la nostra società è piena di “buoni” e “cattivi”. In questa semplice spartizione Lessig etichetta come innovazioni buone applicazioni quali Google, Facebook, iTunes o lo stesso youtube e come cattive virus, spam, zombie botnet e malware.
L’errore però che Lawrence evidenzia imputando anche a se stesso è quello di “tifare per internet” focalizzandosi su tutto quello che c’è di buono e dimenticandosi dell’altra faccia della medaglia.
Secondo Lessig è giunto il momento di ricordare sia quello che c’è di buono che ciò che non lo è nell’ottica di capire come internet diventerà la società in cui vivremo. Le aree che verranno analizzate nel dettaglio sono:
- Il copiright
- Il giornalismo
- La crescente ricerca di trasparenza all’interno della nostra società
In questa puntata verrà riportata la visione di Lessig su come internet abbia cambiato nel bene e nel male l’industria del copiright.
COPIRIGHT
Internet ha favorito innovazione in diversi ambiti, l’innovazione ha creato enorme diversità. Diversità che hanno permesso ad un molto più ampio spettro di culture commerciali di avere successo rispetto al passato.
Questo fenomeno è quello che Chris Anderson, direttore di Wired USA ha chiamato “coda lunga” (consiglio di leggere la definizione su wikipedia per capire bene di cosa si tratta).
Oltre al lato puramente commerciale Lessig afferma che internet permette agli appassionati (persone che producono esclusivamente per amore dell’arte) di esprimere la propria creatività in maniera estremamente semplice.
Per rimarcare l’importanza di internet in questo ambito Lawrence racconta ciò che successe nel 1906 quando il compositore John Philip Sousa si presentò al congresso degli Stati Uniti d’America per scoraggiare l’avvento di quelle che lui chiamava “macchine parlanti” (giradischi) che secondo lui avrebbero rovinato il processo di sviluppo artistico della nazione. John Philips Sousa nell’appassionato discorso ricordò che quando era un ragazzo di fronte ad ogni casa nelle sere d’estate si ritrovavano gruppi di giovani ragazzi intenti a cantare le canzoni della tradizione o quelle più moderne mentre adesso poteva sentire soltanto il suono di queste che definiva macchine infernali giorno e notte.
Il timore di John Philip Sousa si è rivelato estremamente fondato per quanto riguarda le tecnologie del ventesimo secolo. Tecnologie come il vinile e la trasmissione televisiva ci hanno trasformato in quelle che Lessig definisce “passive patate da divano”.
Può essere ritenuto valido il monito di John Philip Sousa anche per quanto riguarda le tecnologie del ventunesimo secolo?
Lessig porta come esempio questa performance su youtube:
Il filmato è stato visto più di 70 milioni di volte ed ha ispirato molte altre persone che hanno dato una propria interpretazione del Canone in RE di Pachelbel. Tra gli altri esempi citati c’è anche un video musicale della canzone dei Phoenix Lisztomania che è stato rigirato e remixato da moltissime persone (ho messo solo 3 esempi ma ce ne sono molti di più).
http://www.youtube.com/watch?v=qtRQsCgYmtc
Non è forse questo tipo di interazione quella a cui John Philip Sousa si riferiva quando parlava dei ragazzi che si riunivano a cantare canzoni? La sola differenza è il luogo di incontro: una volta era l’angolo di una strada o un cortile mentre adesso è una piattaforma digitale libera
Questo genere di creatività secondo Lessig è diretta conseguenza dell’architettura stessa della piattaforma e delle regole che permettono la libertà all’interno della piattaforma. Se le vecchie regole applicate ai media venissero portate in internet il processo creativo a cui si assiste non potrebbe più esistere. Lessig spiega che ogni minuto su youtube vengono caricati 20 ore di filmati e afferma che una qualsiasi regolamentazione che coinvolge l’autorizzazione preventiva porterebbe inevitabilmente alla chiusura di siti di questo tipo.
Fino a questo punto sono stati analizzati solo i lati positivi ma come detto all’inizio bisogna analizzare anche l’altra faccia della medaglia. E questo è senza dubbio il caso del fenomeno della pirateria p2p. Lessig afferma chiaramente e senza mezze misure che la pirateria provoca danni enormi. Afferma per esempio che non serve credere ai dati catastrofici e secondo lui infondati della RIAA che proclama perdite nell’ordine dei 12 Miliardi di dollari per rendersi comunque conto che sebbene il mercato della musica digitale ha avuto un incremento del 940% quello dell’industria musicale è calato globalmente del 30%.
E mentre secondo lui sarebbe un abuso utilizzare i poteri politici per proteggere una specifica industria, è perfettamente appropriato che un governo si preoccupi per il danno agli artisti. Questo tipo di pirateria secondo Lessig ha quantomeno danneggiato alcuni artisti e questo è assolutamente un male.
Invitandovi a discutere sul contenuto di questa parte del talk vi do appuntamento alla prossima puntata.