Venerdì scorso c’è stato un interessantissimo intervento alla Camera dei Deputati italiana di Lawrence Lessig (per chi non lo conoscesse è il fondatore e amministratore delegato di Creative Commons) intitolato “Internet is Freedom” riguardante lo stato attuale di internet e di tutto ciò che ci gira intorno.
In questi giorni sono state pubblicate diverse opinioni riguardo all’evento ma quasi nessuno è entrato nel merito della presentazione vera e propria. Specifico prima di tutto che i lettori che comprendono bene l’inglese possono saltare a piè pari questa serie di articoli (salvo magari tornare sulle nostre pagine per discutere attraverso i commenti) e godersi direttamente la presentazione a questo indirizzo.
Spero comunque che il lavoro fatto possa essere utile a tutti i non anglofoni che altrimenti sarebbero tagliati fuori dalla fruizione dei contenuti esposti. Ci tengo a precisare che questa non vuole essere in alcun modo una “traduzione rigorosa” quanto piuttosto un racconto informale del talk. Essendo svariati gli argomenti toccati ho deciso di dividere la trattazione in più puntate per non mettere troppa carne al fuoco.
GENERAZIONI
La prima storia che Lessig racconta è un parallelo tra due sue esperienze avvenute in Bulgaria in due momenti storici distanti tra loro. La prima risale al 1982 quando da studente di college attraversò l’Europa dell’est ed in particolar modo luoghi della vecchia Unione Sovietica. Durante il viaggio compiuto nel 1982 portava comunemente con se quelli che definisce “Tokens of the West” (gettoni dell’Occidente, principalmente sigarette e gomme da masticare) da regalare agli abitanti delle zone che visitava.
Nell’ultima tappa lungo il suo itinerario vide dei bambini in un parco giochi e regalò loro una gomma da masticare. I bambini non avevano idea di cosa si trattasse, a dimostrazione di quanto quelle popolazioni fossero tagliate fuori dal resto del mondo occidentale. La seconda esperienza risale al 2005 anno in cui tornò in Bulgaria per un convegno in un centro culturale a Sofia (Red House – Centre for culture and debate). Di fronte a se trovò una platea di giovani assolutamente simili ai ragazzi della stessa età che vivevano in qualsiasi altra parte del mondo e che addirittura erano meglio informati riguardo alle problematiche di internet rispetto a quanto non lo fossero alcuni suoi colleghi all’università della California o a Stanford.
La seconda storia riguarda una conferenza ospitata dalla Viacom (una delle più importanti multinazionali dei media) a cui Lawrence è stato invitato nel 2003 per parlare di “Tecnologia e protezione del copyright”. In quell’ambiente era conosciuto come l'”anarchico del copyright” e la sua partecipazione fu più simile a quella di un Cristiano buttato a combattere con i leoni al colosseo che quella di un oratore invitato ad esporre le proprie idee. Sumner Redstone (uno dei top leader di Viacom) lo rimproverò ferocemente su quanto fossero fondamentalmente mal concepite le sue idee. Quello che però lo colpì fu ciò che successe dopo il suo intervento. Venne chiamato in disparte da un piccolo gruppo di giovani amministratori di una divisione musicale della Viacom che gli dissero in tono scherzoso:
“Questa è la Cina. Aspettiamo finché non muoiono, dopodiché prenderemo il controllo.”
La terza storia riguarda una sua esperienza in Francia. Nel 2001 Lessig iniziò una collaborazione con un gruppo di giovani studenti francesi circa le problematiche riguardanti software libero e cultura libera. Nel 2009 venne chiamato a parlare ad un convegno ad Avignone di fronte ad una platea di leader dell’industria culturale francese e al ministro della cultura dell’attuale governo. L’intervento di fu parecchio gradito in generale, tuttavia il presidente della manifestazione gli disse che sebbene ritenesse la sua presentazione una delle più brillanti mai viste era in totale disaccordo con i contenuti. Lessig rimase totalmente stupito da quella frase. In accordo con l’idea che si era fatto della Francia e dei suoi problemi durante l’esperienza con gli studenti nel 2001, credeva di aver detto cose abbastanza ordinarie e ampiamente condivisibili. Sicuramente non si sarebbe mai aspettato che qualcuno potesse essere in disaccordo su tutta la linea.
Spinto dalla volontà di comprendere le motivazioni di quella frase decise di presenziare ad un incontro all’università di Avignone tra 300 studenti francesi e i leader dell’industria culturale. Durante l’incontro gli studenti fecero domande ai leader riguardanti il mondo di internet. Domande che per lui erano ovvie riguardo le potenzialità e le capacità del mezzo internet. Uno per uno gli studenti vennero corretti, richiamati e accusati di fraintendere cosa fosse il futuro e addirittura uno dei leader disse:
“È il mio lavoro difendere i vecchi costumi che stanno scomparendo”
Al che uno studente vicino a Lessig commentò:
“È sempre stato il sogno dei dinosauri.”
Le tre storie servono ad evidenziare che le divisioni che vediamo nel mondo attuale non riguardano più le Nazioni come in passato ma le generazioni.
Come potete vedere nel grafico, Lessig vuole farci notare quanto nell’era di internet siano culturalmente più vicini ragazzi distanti migliaia di chilometri rispetto a persone che vivono nella stessa nazione ma appartenenti a generazioni diverse.
Nella sua visione, alla luce di questo gap che si è venuto a creare, se le vecchie generazioni legifereranno in materia di Internet ponendo le loro idee e convinzioni al centro, le leggi prodotte saranno irrimediabilmente in profonda contrapposizione con le esigenze dei giovani.
Lessig conclude questa prima parte del suo intervento affermando che la legge della natura gioca a sfavore delle vecchie generazioni. Non riusciranno a sconfiggere le nuove generazioni e l’unica domanda intelligente che dovrebbero porsi è:
Vogliamo essere ricordati come i “dinosauri” di un epoca che sta morendo?