50.000 isole artificiali per salvare il mondo

Energy IslandQuesto blog si sta occupando spesso di nuove fonti di energia ed è giusto. La civiltà è in una fase decisiva della sua storia, e senza soluzioni tempestive ai problemi energetici ed ambientali l’unica macchina fotografica che potremo utilizzare in futuro potrebbe essere questa.

 

Il nostro pianeta è vivo e come tutti gli esseri viventi disperde energia, molta più del fabbisogno umano. Se non dovesse bastare poi ci sono il sole e la luna.

 

Imparare ad usare queste immense forze è solo questione di fantasia, e poiché il settore delle rinnovabili è appena nato ed è ricco di pionieri fantasiosi e coraggiosi.

 

Oggi vi parlerò di un progetto denominato Energy Island ideato da Dominic e Alex Michaels, già famosi nel Regno Unito per i loro progetti nell’architettura sostenibile.

Le Energy Island sono isole artificiali da posizionare in gran numero nella fascia tropicale ed equatoriale degli oceani, con lo scopo di sfruttare l’enorme differenza di temperatura che in quelle zone si verificano tra le correnti di superficie e le acque profonde. 50.000 isole artificiali basterebbero per il fabbisogno energetico dell’intero pianeta.

 

Le isole si avvalgono in pratica del funzionamento inverso rispetto ai frigoriferi e ai condizionatori d’aria che abbiamo in casa: invece di usare energia per spostare il calore da un luogo all’altro, si sfrutta la differenza di temperatura tra la superficie e l’abisso per creare energia.

 

In oltre il processo ha un interessantissimo effetto collaterale: produce una gran quantità di acqua dolce. Sappiamo che in futuro, a causa dell’inquinamento, del riscaldamento terrestre e dell’aumento della popolazione ci saranno senz’altro gravi problemi di approvvigionamento di acqua. Quest’invenzione invece sembra rappresentare contemporaneamente la botte piena e la moglie ubriaca.

 

La superficie dell’isola sarà coperta da centrali solari ed eoliche e ospiterà 25 persone che lavoreranno al controllo e alla manutenzione dell’isola.

 

Sembra che un finanziatore per la realizzazione dei primi impianti si stia già facendo avanti e si tratterebbe dell’eccentrico Richard Branson, miliardario azionista della Virgin che da tempo ormai manifesta preoccupazione per il pianeta e e promuove iniziative mirate allo sviluppo di energie rinnovabili.

 

Non voglio mettere in dubbio la sensibilità di Branson ma credo che dietro alle rinnovabili si nascondano ben altri interessi, di tipo economico naturalmente. In un mondo in cui i combustibili fossili non possono più far fronte alle richieste, con l’uranio estraibile in via di esaurimento, le fonti rinnovabili si prospettano come l’unica strada percorribile: entrare per primi nel settore ed accumulare impianti ed esperienza, significa porre le basi per tenere in mano quello che in futuro sarà il settore cardine per l’umanità intera.

 

In ogni caso la Virgin non è la prima a credere nelle rinnovabili ed è già in buona compagnia.

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