Ormai viaggiare in aereo sta diventando un incubo. Chi ha la necessità, magari per lavoro, di viaggiare in aereo spesso, capisce cosa intendo.
Io prendo l’aereo per voli continentali circa una volta al mese, ma se posso fare un viaggio in treno, anche della durata di un’intera nottata, spesso lo preferisco.
I tempi sono paragonabili: tra il viaggio verso l’aeroporto, che spesso non è vicino al centro città, le attese per il check-in, il deposito bagagli, le lunghe code ai controlli e l’attesa per l’imbarco, si deve uscire di casa almeno due ore prima del volo, ad essere fortunati.
Dopo il volo ricominciano le code per ritirare il bagaglio, e se si vola in paesi non Shengen, ulteriori controlli al passaporto. Tra una cosa e l’altra per un volo di 2/3 ore va via l’intera giornata.
Ogni volta che nel mondo c’è un tentativo di atto terroristico, si aggiunge una nuova regola. Durante l’Agosto 2006 c’è stato il caso della bomba liquida, un tentativo di attacco terroristico avvenuto in Inghilterra. Come conseguenza di quell’evento nuove regole hanno drasticamente limitato il trasporto di liquidi nel bagaglio a mano.
L’effetto principale di questa regola è che i negozi dopo il check in hanno cominciato a vendere bottigliette d’acqua a prezzi esagerati e speciali kit per l’igiene personale fatti apposta per poter essere portati in cabina. Chi viaggia spesso e per lavoro generalmente vuole viaggiare leggero, porta solo il bagaglio a mano.
In questi casi, soprattutto per chi come me porta le lenti a contatto, si rischia di diventare matti a forza di sacchettini sigillati con porzioni monouso di liquidi per le lenti, bustine di shampoo e mini tubetti di dentifricio.
Queste restrizioni sempre più severe, però, non hanno aiutato, e lo scorso Natale si è verificato un altro tentativo di attacco terroristico, questa volta utilizzando il tetranitrato di pentaeritrite, un esplosivo estremamente potente, ma, ahimé, che si presenta nello stato solido.
Cosa fare allora? Aumentare i controlli. Ecco allora l’idea di intensificare l’utilizzo dei “body-scanner” ovvero degli scanner che permettono di “mettere a nudo” la persona, rivelando la presenza di armi o altri oggetti pericolosi.
Ma cosa sono e come funzionano questi body scanner?
Vi sono principalmente due tipi di scanner: gli scanner a onde millimetriche, che utilizzano onde radio ad alta frequenza, o gli scanner a retrodiffusione di raggi X, che utilizzano raggi X di bassa energia.
Il primo tipo si basa sul fatto che i vestiti e altri materiali organici sono trasparenti a una perticolare frequenza di onde radio, nell’ordine del teraherz (THz, da cui il nome T-rays). Queste onde, emesse simultaneamente da due antenne rotanti attorno al corpo, penetrano quindi nel primo strato di vestiti e vengono riflesse dalla carne umana, restituendo così un’immagine del corpo completa.
Gli scanner a retrodiffusione di raggi X funzionano diversamente. Al contrario dei normali sistemi di scan a raggi X, che misurano la differenza di materiale duro e morbido in base alla differente trasmissione dei raggi nel materiale, questi scanner misurano la riflessione dei raggi X.
Basandosi sull’effetto Compton, questi scanner necessitano di raggi X meno energetici di quelli che si utilizzano per le radiografie. Come nel caso degli scanner a onde millimetriche, la radiazione elettromagnetica attraversa i vestiti, e viene riflessa dal corpo umano. Questa tecnologia, però, permette una ricostruzione del corpo con un’immagine in 2 dimensioni, e non 3 come l’altra. Per questa ragione negli aeroporti che utilizzano questo sistema è necessario effettuare due scan dell’individuo, uno frontale e uno da dietro.
Oltre alla difficoltà di tipo pratico (ulteriori code ai controlli di sicurezza) l’inserimento di questo tipo di controlli pone due problemi principali: l’aspetto legato alla privacy individuale e le problematiche di pericolosità di queste emissioni elettromagnetiche.
La privacy è l’argomento che più si è fatto sentire in questi giorni: per esempio l’utilizzo di questi scanner sembra essere contro la legge antipedofilia vigente in Inghilterra, poiché gli addetti alla sicurezza degli aeroporti si ritroverebbero a osservare l’immagine di minorenni completamente nudi.
In generale, una persona potrebbe non essere d’accordo a mostrarsi nuda di fronte a una serie di sconosciuti, oppure può semplicemente non apprezzare che si venga a sapere di protesi artificiali presenti nel suo corpo. Una proposta è quella di oscurare il volto della persona analizzata sullo schermo dell’addetto alla sicurezza ma, come si suol dire, suona come un segreto di pulcinella.
Le immagini ottenute con questi scanner, soprattutto quelli a onde millimetriche, risultano estremamente dettagliate e, senza dover lavorare troppo di photoshop, si possono facilmente ottenere fotografie con colori realistici del corpo nudo della persona osservata.
L’altra problematica è legata alla salute dei passeggeri, soprattutto dei cosidetti “frequent flyers”. L’esposizione a radiazione elettromagnetica, infatti, può avere delle conseguenze sull’uomo. L’American College of Radiology (ACR), si è subito affrettata a dichiarare che la dose di raggi X ricevuta da questi scanner è decisamente inferiore a quella a cui si è sottoposti ogni giorno dalla radiazione naturale.
Analogamente, la radiazione di radio ad alta frequenza prodotta dagli scanner a onde millimetriche equivale a una telefonata al cellulare di qualche minuto. Le energie e le intensità in gioco sono molto basse, e risultano quindi innocue per il passegero. Ci sono alcuni punti, però, che mi lasciano ancora perplessa.
Innanzi tutto, neonati e bambini piccoli sono più sensibili alla radiazione elettromagnetica prodotta, per esempio, dai cellulari, e quindi anche a quella di questi scanner. Inoltre basta che la calibrazione della macchina sia di poco diversa dagli standard, perché il discorso cambi.
Infatti, sebbene le onde radio nel range del teraherz non siano sufficientemente energetiche da rompere la catena del DNA, studi hanno dimostrato che, in certi casi, si può verificare una risonanza di tipo non lineare, che può sfaldare la struttura a doppia elica del DNA. Questa situazione è senz’altro remota, e la probabilità che ciò avvenga non rappresenta un rischio, ma quello che mi domando è se il gioco vale la candela.
Alto o basso che sia il rischio, si sta decidendo di sottoporsi a una radiazione in più, rispetto a quelle che ci circondano ogni giorno. Per non parlare del fastidio che è lecito provare nel sapersi nudi di fronte a degli sconosciuti. Perché lo facciamo? Per sventare attacchi terroristici.
Ebbene, secondo uno dei responsabili dello stesso progetto dei body scanner, questi ultimi non sarebbero serviti a sventare l’attentato dello scorso Natale. Secondo Ben Wallace, ex dipendente dell’organizzazione per la difesa QinetiQ, gli scanner non sono in grado di rivelare liquidi o materiali plastici, a meno che non si tratti di una plastica molto solida.
Inoltre, aggiungo io, fatta la legge trovato l’inganno. Ci sarà sempre un modo per fare atti pericolosi in un aereo, e se non si riuscisse, si può sempre far saltare in aria un treno o una metropolitana. La lotta al terrorismo è importante e, secondo me, in primo luogo culturale.
Bisogna sicuramente che i governi tengano gli occhi aperti, ma l’allarmismo a cui si sta ricorrendo in questi ultimi anni, non mi sembra abbia portato a nulla di fatto. Penso che ciascuno di questi controlli addizionali e più severi, porti principalmente a un disagio per il passeggero e a una sensazione di insicurezza e di allarme costante, che non fa che giovare chi cerca di destabilizzare la società.
Spero, in conclusione, che questi nuovi controlli di sicurezza non servano solo a lavare le coscienze di chi non sa gestire una situazione troppo scottante.