Come noto Apple è un’azienda che quanto a buzz marketing non ha da imparare da nessuno ma, anzi, fa scuola in materia, essendo stata capace di creare un vero e proprio “esercito” di consumatori fedelissimi che pubblicizzano (gratuitamente) i prodotti Apple tra amici e conoscenti.
Una delle chiavi del successo di Apple (tra l’altro criticatissimi agli esordi e giudicati come l’inizio della fine) sono gli Apple Store, i popolari (in USA, in Italia ne abbiamo uno solo in provincia di Roma ) negozi di proprietà di Apple nei quali si respira un’aria particolare e che fanno introitare ad Apple il 20% del fatturato totale.
Effettivamente essendo stato negli Stati Uniti ho constatato personalmente che oltre oceano c’è un atteggiamento completamente diverso nei confronti del consumatore. Da noi è il venditore a fare un favore al consumatore, da loro è il contrario. Gli Apple Store vanno addirittura oltre questo, già esistente e consolidato, approccio.
Innanzitutto tutti i prodotti venduti possono essere provati, nel vero senso della parola. Chiunque può usare computer, iPod e quant’altro esposto senza il “fiato sul collo” del commesso di turno (che, peraltro, se serve è gentile, competente ed esaustivo: veri Apple users). E’ garantita massima libertà di utilizzo, navigazione internet inclusa.
Apple Store diventa così luogo di aggregazione sociale e internet point gratuito. E’ persino disponibile connettività Wi-Fi gratis (in Italia pressoché impossibile da realizzare, per i noti limiti legali) e non sono pochi coloro i quali si recano col proprio portatile per navigare in internet gratis e senza limiti di tempo, se non quello dato dall’orario di apertura.
Apple regala a chi entra in un suo Store un’esperienza, non un banale luogo di acquisto. Sempre dall’America proviene la quasi leggendaria storia di Isobella Jade, una squattrinata ragazza che cercava di sfondare come modella e, non riuscendoci, decideva di scrivere le sue memorie in un libro. C’era però un problema: non aveva un computer. Da qui l’idea di scriverlo, giorno dopo giorno, su un MacBook dell’Apple Store di SoHo (New York City); finchè un giorno non viene notata e, anzichè cacciarla, in pieno stile a stelle e strisce viene invitata a presentare il suo libro proprio in quell’Apple Store.
Certo, Apple ha anche i suoi difetti e le sue chiusure, ha vissuto flop e rischiato il fallimento. Non è tutto oro ciò che luccica, ma il senso di orgoglio e appartenenza che l’essere Apple User infonde è forse un’esperienza tra le più memorabili che possano essere vissute nella nostra vita digitale.