La fotografia è, fin dalla sua nascita, una fonte continua di discussioni. Furono in molti i pittori dell’epoca a veder minacciata la propria posizione, soprattutto per quelli che facevano del ritratto la loro principale attività. Facendo un balzo in avanti di oltre 150 anni, la situazione è fondamentalmente più chiara, almeno per i pittori.
La loro arte non è morta e convive benissimo con la fotografia, occupando un settore definito in tutto quel prodotto dell’attività umana mosso dalla creatività. E la fotografia? Con l’evoluzione tecnica e l’avvento del digitale le cose si sono complicate, e parecchio. Ad oggi è possibile fotografare con un apparecchio Reflex da migliaia di Euro o con un cellulare. Omettendo le ovvie differenze che esistono fra i due risultati, è indubbio che l’interesse per uno scatto e per il valore che esso assume per ognuno di noi è divenuto molto più democratico e realizzabile.
Mi capita spesso di trovarmi al bar con gli amici, alcuni appassionati di fotografia, e ritrovarmi a discutere di tecnica, sensori, scatti al secondo, megapixel, lenti e via dicendo. Discorsi interessanti, ma che mi hanno portato ad una riflessione. Come in molti altri campi, la tecnologia ci è venuta incontro, ma rischia di farci perdere il senso delle cose.
Partirò da un esempio differente per poi tornare alle amate macchine fotografiche. Fino a non molti anni fa acquistare una bicicletta era tutto sommato semplice: in base alla taglia e all’età, una Graziella o una bici da passeggio senza nemmeno i rapporti era tutto ciò di cui avevamo bisogno, e si andava in ogni caso in giro senza problemi, spesso felici.
Ora l’evoluzione tecnologica ci ha portato molto più avanti ed è tutto un florilegio di 18 rapporti, materiali nobili, cerchi più o meno leggeri, senza addentrarsi nell’abbigliamento professionale, sia chiaro. Tutte cose utili, sì, ma alla fine per andare a passeggio, tutto questo serve davvero? Quando percorro la pista ciclabile vicina a casa, in jeans e Clark (non originali), mi sento addosso sguardi che sono vicini alla commiserazione.
Passiamo alla fotografia: è indubbio che viviamo in un mondo ormai fortemente condizionato dalla tecnologia e la fotografia non fa eccezione. Fra le domande ricorrenti che gli amici meno appassionati mi rivolgono, ce ne sono due che sto iniziando a detestare, pur senza dare la colpa a chi me le rivolge.
Hanno dalla loro, magari, la passione per altri hobby di cui sanno molto, ed avvicinarsi alla fotografia deve essere visto come uno spunto positivo per espandere le loro competenze e passioni. Eppure queste domande non le reggo più. La prima è un classico: “Canon o Nikon?”. La seconda: “Ma quanti Megapixel deve a vere?”.
Cosa rispondo a “Canon o Nikon?”. “Se devi iniziare compra quello che vuoi, magari che trovi in offerta. Se poi la passione diventa seria, ci penserai. Tanto trovi una quantità di lenti per tutte e due”. “Ma quanti Megapixel deve a vere?”. “Fregatene dei Megapixel. Compra una macchina e scatta, fatti l’occhio, sviluppa una tua sensibilità.”
Di solito non vengo creduto, vuoi perché interviene il fan Nikon o Canon del caso, vuoi perché il marketing è molto più forte di me. Amen, ci si beve sopra. In fondo sono amici. Eppure lascio il tavolo con una certa amarezza, perché ho la percezione che la tecnologia può avere lati oscuri, fra cui quello di chiudere la mente e offuscare la fantasia. Con amarezza vedo passare “fotografi”, ricchi e alle prime armi, con una Canon 5D Mark II che usano esclusivamente in modalità AUTO.
Maledetta tecnologia. Per fare un bel quadro non è necessario avere un pennello al top: serve la fantasia e la mano del pittore. Un bello scatto può essere tecnicamente terrificante ma al contempo d’effetto, emozionate, coinvolgente. La fotografia nasce prima di tutto nella testa di chi fotografa e grazie a quello che c’è di fronte a lui. Le cose veramente importanti stanno davanti e dietro la macchina fotografica.
Questa non è che un mezzo per dare sfoggio alla fantasia e alla creatività. Certo, alcune strumentazioni ci permettono di migliorare parecchio la qualità dei nostri scatti, così come di farne alcuni altrimenti irrealizzabili. Ma, gente, qui stiamo parlando di alto livello, non certo di hobby. Eppure la tecnologia tende a sviarci, a volte, facendoci credere non solo che 2 Megapixel in più possano fare la differenza, ma che un marchio rispetto all’altro possa fare di noi dei fotografi provetti o, se sbagliamo mezzo, degli incompetenti.