Vi è mai capitato di andare in un megastore di elettrodomestici e personal computer e, magari mentre state attendendo il vostro turno per parlare con un commesso, di ascoltare le richieste di qualche cliente?
Personalmente mi è successo diverse volte e sorprendentemente quando si parla di personal computer diverse persone sono interessate alla possibilità di effettuare in casa montaggi video.
Del resto la diffusione delle videocamere digitali grazie a costi sempre più accessibili offre un po’ a tutti l’opportunità di improvvisarsi registi e, in seguito, addetti all’editing e montaggio video. Il più delle volte, giustamente, i commessi tendono a consigliare per questo particolare uso, computer dalle caratteristiche importanti, il che può far sorridere chi in passato è riuscito a raggiungere risultati all’epoca strabilianti affidandosi ad uno dei gioielli che hanno segnato la vita dell’Amiga 2000 e 4000: il Video Toaster.
Il Video Toaster era un prodotto composto da una parte hardware ed una parte software e fu sviluppato alla fine degli anni 80 dalla neonata NewTek. La commercializzazione della sua prima versione risale all’ottobre del 1990, versione dedicata esclusivamente all’Amiga 2000, successore dell’Amiga 1000 nonché versione di punta dei computer Commondore all’epoca in cui l’entry level era rappresentato dall’Amiga 500.
Dal punto di vista hardware il Video Toaster non era altro che una scheda destinata allo slot di espansione Zorro II, dotata di quattro ingressi e due uscite video e la sua funzionalità di base era quella di gestire in hardware lo switch tra le sorgenti video applicando una serie di effetti: dissolvenze, generazione di testo, tagli alle scene, ecc…
Per applicare gli effetti il software della NewTek era in grado di sfruttare l’OCS (Original Chip Set) dell’Amiga 2000, cioè essenzialmente il suo processore grafico, capacità che tra l’altro portava anche ad un particolare comportamento del sistema: durante le sessioni di rendering, quando veniva utilizzato l’OCS, il segnale video in output sul monitor si interrompeva.
Il Video Toaster fu un vero successo perché permetteva di eseguire editing video con un esborso economico relativamente contenuto (circa 1500 dollari) rispetto alle cifre da capogiro a cui era abituato chi frequentava gli studi professionali di video editing.
Inoltre il Video Toaster introdusse uno dei primi software di modellazione 3D non professionale, il LightWave 3D, applicazione la cui popolarità raggiunse livelli tali da portare la NewTek a svilupparlo come prodotto standalone ancora oggi per le piattaforme Windows e Mac OS.
Un ulteriore conferma del successo del Video Toaster fu rappresentato dalla commercializzazione di kit atti a risolvere uno dei problemi più frequenti con i video switcher digitali: la sincronizzazione delle sorgenti video tra loro e rispetto all’audio.
La prima versione del Video Toaster era essenzialmente un editor video lineare. E’ solo con il Video Toaster Flyer, la seconda generazione, che NewTek introdusse la possibilità di eseguire video editing non lineare, cioè essenzialmente di accedere a più punti di una sorgente video senza seguirne necessariamente il flusso. Il tutto è stato reso possibile grazie all’uso di hard disk che memorizzavano i flussi video e ne consentivano, pertanto, un accesso non lineare.
Non so l’effetto che queste riscoperte fa a voi, ma personalmente questi piccoli pezzi di antiquariato tecnologico mi affascinano molto e mi fanno apprezzare con maggiore entusiasmo l’evoluzione che c’è stata nel mondo dei personal computer, soprattutto in termini di accessibilità a funzionalità che fino a pochi anni fa risultavano essere irraggiungibili ai più da molti punti di vista.