Finalmente il tanto atteso Windows 7 è arrivato tra noi. Molti di noi già lo conoscono avendo testato sul proprio PC la Beta pubblica nei mesi passati e hanno potuto appurare i cambiamenti rispetto al predecessore e lasciare le proprie considerazioni in rete. Oggi, a pochi giorni dal lancio arrivano le prime analisi e con esse le prime polemiche, piene di dubbi sulla sicurezza del nuovo nato e sulle reali possibilità di successo del sistema operativo debuttante, valutando le reali necessità di un upgrade, considerata la necessità non sentita di nuove funzionalità da parte degli utenti e la spesa che molti si troverebbero a sostenere per l’aggiornamento dell’hardware, necessario per sostenere la nuova release.
Se mi state prendendo per pazzo avete ragione. Il primo paragrafo di questo articolo è una sintesi di quello che è sempre avvenuto al lancio di un nuovo sistema operativo di casa Microsoft, che fino a Windows Vista (e soprattutto con Vista) si sarebbe potuto scrivere ad occhi chiusi.
Invece non solo Windows 7 è stato ampiamente apprezzato nella fase Beta, ma sta avendo anche un gran successo di vendite al suo debutto, forse persino superiore alle aspettative.
Amazon ha fatto sapere che Windows 7 è stato il prodotto che in assoluto ha ricevuto più prenotazioni , nella storia dello store online più popolare del pianeta.
E tante grandi aziende si dicono già pronte a sostenere l’upgrade del sistema operativo nei client, grazie anche ad un ampio supporto da parte di Windows 7 del parco macchine già installato.
L’inconsueto entusiasmo questa volta deriva da una risposta che Microsoft ha voluto dare direttamente ai propri utenti.
Nell’intricato sistema dei rapporti commerciali che in quel di Redmond hanno sempre saputo mantenere, la priorità nella soddisfazione degli utilizzatori finali è sempre stata piuttosto bassa. È importante che gli utenti risultino contenti del loro acquisto, ma è altrettanto importante che questi siano spinti all’acquisto anche da altri fattori, e che magari si trovino nelle condizioni di non poterne fare a meno.
Molto importante è prendersi cura degli sviluppatori di software e fornire loro un giusto ambiente per le loro esigenze, anche a scapito di qualche libertà dell’utente finale a volte e la stessa cosa vale per tutti gli strumenti che le varie versioni di Windows hanno messo a disposizione nel tempo per l’industria dei contenuti, per non parlare dello stretto rapporto che passa tra una nuova generazione del più popolare sistema operativo del mondo con l’aggiornamento del parco macchine mondiale.
Un meccanismo ben oliato, che con Windows Vista, complici forse ritardi nello sviluppo, stime sbagliate sulla potenza di calcolo disponibile nei PC al momento del debutto del sistema operativo, la mancata introduzione di alcuni importanti strumenti che non hanno più visto la luce e che avrebbero dovuto rappresentare le reali novità, si è inceppato mandando in subbuglio il mondo dell’IT.
Certo, Windows domina sempre il mercato incontrastato, ma per la prima volta, tanti che prima non avevano mai pensato all’esistenza di un’alternativa, avano iniziato a guardarsi intorno, tanto che alcuni concorrenti si son fatti coraggio iniziando a proporsi come reali alternative, anche se in ambiti ben precisi.
Si pensi ad esempio al recente accordo tra IBM e Canonical per spingere Linux nei desktop, o al progetto di Google, denominato Chrome OS, o persino a Intel, che per supportare il proprio Atom ha sponsorizzato Moblin, un progetto Linux Based.
Con Windows 7, Microsoft è andata a correggere proprio quello che gli utilizzatori finali avevano criticato di Vista, andando a ricercare quel consenso sufficiente a ritrovare la fiducia dei propri clienti finali.
Nonostante lo scalpitio intorno al flop di Vista, si è vista una generale tendenza alla conservazione. La concorrenza ha guadagnato qualcosa, ma se non si considera Apple, la crescita della concorrenza è irrilevante, mentre molti hanno semplicemente preferito rimanere con XP, che sembra aver trovato una seconda giovinezza, specialmente in alcuni ambiti come quello dei netbook.
Riguardo alla situazione del mercato dei sistemi operativi, in passato ho dedicato un post , riferendomi ad una mia esperienza personale, tuttavia, pur essendo vero che il posizionamento di mercato in termini di rapporto tra costi/dotazioni rende sfavorevole in linea di massima l’acquisto di un netbook con Linux, gli amanti del Pinguino devono ammettere che il sistema operativo libero non ha ancora nessuna dote distintiva che possa interessare all’utilizzatore medio. Se fosse soltanto una questione di prezzo, la Apple sarebbe soltanto un lontano ricordo, mentre sembra essere una delle poche aziende a non soffrire la crisi.
Insomma, sembra che la concorrenza infondo non sia riuscita a sfruttare la defiance, ed è un male (per loro) perché dopo questa esperienza Microsoft non vorrà certo ripetere altri errori così colossali, nelle successive evoluzioni di quello che è la chiave di volta su cui si regge tutto il suo potere commerciale.