Google Wave: sull’onda dell’entusiasmo

Wave è l’ultima novità lanciata da Google in beta preview, ed è il caso di non sottovalutare il significato di queste due parole: stiamo parlando di un prodotto ancora nelle sue fasi embrionali di sviluppo, fasi tanto delicate che il team australiano che lavora al progetto sta lentamente diffondendo gli inviti all’anteprima.

Centomila gli account attivati in tutto il mondo, ed è stato subito caccia all’invito. Confermate le aspettative che quelli di BigG avevano da tempo fissato molto in alto, come ci ha raccontato Enrico a giugno di quest’anno: Google Wave sarebbe stato qualcosa di assolutamente innovativo, tanto che avrebbe mandato in soffitta la posta elettronica.

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Dopo averne testato l’anteprima posso dire che è sicuramente troppo presto per dire se la buona vecchia email debba sentirsi minacciata da Wave, ma sicuramente siamo di fronte ad uno strumento nuovo con notevoli potenzialità di crescita, fino a quando non sarà rilasciato in maniera definitiva.

Per approfondire ulteriormente le mie impressioni, ho aperto una wave pubblica dedicata proprio a questo argomento, i punti di forza e di debolezza di Google Wave. Dalla conversazione sono emersi alcuni punti condivisi:

  • ha evidenti problemi di usabilità dovuti alla sua giovinezza
  • è necessario un po’ di tempo prima di iniziare a capire come muoversi, proprio perché ci si trova di fronte a qualcosa di diverso dal solito
  • allo stato attuale wave sembra prestarsi in maniera particolarmente efficace per la gestione di progetti relativamente semplici da un gruppo di persone non troppo ampio, diciamo che oltre le quindici venti persone la wave comincia ad essere un po’ caotica, ma al momento ci sono wave pubbliche con oltre cento utenti, per fortuna non tutti collegati ed attivi contemporaneamente
  • (corollario al punto precedente) dato il numero relativamente limitato di account disponibili, al momento sono in pochi quelli che possono usare questo strumento in team, e quindi si utilizzano le wave pubbliche per prendere dimestichezza
  • una caratteristica molto apprezzata di Wave è il fatto che permetta di lavorare live, addirittura vedendo il testo digitato dagli altri utenti, mentre scrivono, lettera per lettera
  • elementi multimediali inseriti con un semplice drag & drop(trascinamento col mouse), assieme alle funzionalità introdotte grazie alle estensioni e ai bot, aprono a sorprendenti possibilità di utilizzo futuro

In molti hanno anche notato che in realtà Wave non fa niente di straordinariamente nuovo, semmai accorpa, sintetizza e sincronizza strumenti come la mail, la chat e il forum.
E’ il destino del web2.0 forse, quello di non essere riconosciuto come assolutamente nuovo, ma piuttosto come evoluzione di ciò che lo ha preceduto. Poco importa, l’uso dell’etichetta web2.0 è una convenzione, ma ciò non può sminuire la portata ed il cambiamento che ci sono stati e che sono in corso nella Rete.

Allo stesso modo, il fatto che le origini di Wave siano rintracciabili in ciò che lo ha preceduto non può oscurare le innovazioni introdotte, le cui potenzialità sono tutte da esplorare, e passano proprio dalla integrazione con la posta elettronica, l’instant messaging e l’utilizzo delle estensioni e dei bot.

Come la storia ci insegna, l’arrivo di un nuovo strumento di comunicazione, non necessariamente implica che i preesistenti siano messi in soffitta. Non credo affatto, dunque che Wave possa sostituire la mail, e a dirla tutta, secondo me non lo pensano nemmeno a Mountain View. Il messaggio che gli interessava far arrivare è che Wave è qualcosa di nuovo che prima non c’era, e questo è vero. Sebbene gli ingredienti siano tutti noti, il risultato finale della loro unione è una portata del tutto originale, e molto promettente.

Markingegno

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