Analizzare le prestazioni di alcune componenti informatiche significa scendere ad un compromesso, prima di tutto con sé stessi. L’oggettività numerica si scontra con la percezione dei reali benefici apportati dal prodotto di turno, e quando parlo di compromesso mi riferisco alla stesura delle conclusioni, laddove si viene chiamati all’ingrato compito di giudicare, mediando fra due precise percezioni.
Personalmente mi sono sempre trovato nella condizione di cercare la migliore metodologia possibile, traducendo in un numero, o più numeri, il frutto di ore di lavoro, senza subire condizionamenti esterni di alcun tipo. I numeri hanno infatti un grande vantaggio: messi uno vicino all’altro, è facile capire qual è il maggiore e quale il minore, e da questo trarre un giudizio freddo ma oggettivo.
Il discorso, ad esempio per le schede grafiche, è semplice. Sebbene sia un lavoro lungo e noioso (ripetere test molte volte con differenti risoluzioni, con un numero variabile di schede), le differenze fra una scheda grafica da 400 Euro sono direttamente percepibili rispetto ad una da 70 Euro. Chi gioca ad una certa risoluzione noterà in maniera netta, scegliendo la soluzione più costosa, scene molto più fluide e la possibilità di aumentare dettagli senza preoccuparsi troppo degli “scatti”.
Siamo di fronte alla più rosea delle situazioni, in cui i numeri danno un’immagine che va a coincidere con la percezione diretta del prodotto. Dal lato opposto, dove l’incertezza e i dubbi del recensore si fanno reali, troviamo i Solid State Drive, ovvero quei dischi equipaggiati con chip memoria che si stanno affiancando alle normali tecnologie di hard disk a piatti rotanti.
Escludendo dalle mie considerazioni i Solid State Drive di fascia bassa e quelle relative ai consumi e alla resistenza, è possibile riscontrare in questi dischi prestazioni nettamente differenti, sia in termini di trasferimento dati che di Iops (Input/Output Operations Per Second), l’unità di misura che si prefigge di indicare quante operazioni al secondo l’unità è in grado di gestire, fissato un pacchetto dati di dimensioni note.
Vi sono modelli che possono vantare Iops decine di volte superiori ad altri, che pur si fregiano di un trasferimento dati simile o addirittura superiore. Personalmente mi riprometto di segnalare tutti i dati, siano essi Iops o MB al secondo, ma la mia convinzione che ciò si traduca in differenze realmente percepibili, in situazioni reali, vacilla.
Mi trovo di fronte a quei rari casi in cui il numero, se non mente, di certo rischia di fuorviare il mio giudizio. In un recente viaggio ho avuto la fortuna di incontrare personale tecnico molto preparato in materia, in quanto responsabile del reparto Ricerca&Sviluppo di una nota azienda del settore. E’ dal loro incontro che è nata la voglia di condividere con voi i dubbi nati in tale contesto. L’ingegnere capo mi ha fatto una semplice domanda: “Capisco le vostre necessità di avere e fornire dei numeri.
Se però io ti mettessi qui davanti tre PC portatili, ognuno con un Solid State Drive differente e con differenze in termini di Iops sensibili, sapresti dirmi a sensazione quale modello è il più veloce? Sapresti indicarmi lo stesso sistema più volte consecutivamente, per evitare che la fortuna ti aiuti?” L’onesto recensore, che ha già fatto questa prova fra le mura del suo ufficio, può solo rispondere no. Sono troppe le variabili in campo, così come risulta difficile capire la reale influenza di alcuni parametri scelti a riferimento nell’uso comune.
Anche la matematica ce lo conferma: il disco che vanta un quantitativo di Iops dieci volte superiore non è dieci volte più veloce nelle operazioni ordinarie. Non va nemmeno il doppio (si vedrebbe subito). Con questo non è mia intenzione sminuire un test, che per giunta continuo ad utilizzare, ma piuttosto indurre a riflettere. Il mondo della tecnologia, e soprattutto i suoi appassionati, sono avidi di nozioni e parametri.
La passione spinge a sapere quale sia il prodotto migliore per il proprio PC, facendo personalmente dei test quando possibile o affidandosi alla rivista di settore. Esistono però alcuni ambiti in cui il test deve essere indicativo, spesso non replicabile, dove la fredda scienza dei numeri non fornisce una corrispondenza reale in termini di utilizzo quotidiano.
Ci si potrebbe fermare al trasferimento dati, e con un po’ di retorica e tanta faccia di bronzo si potrebbe arrivare a conclusioni accomodanti per il lettore e per chi scrive. Più si scende nel dettaglio prestazionale dei Solid State Drive, però, più emerge questo dubbio del recensore, che deve tenere d’occhio due strade divergenti.
Una porta a risultati numerici solo apparentemente risolutivi e categorici, l’altra a fare emergere il lato “ignorante” ma sincero, che porta ad una domanda. Se installassi questo disco sul mio PC, vedrei il sistema prendere il volo? Mi dimentico quello che so, mi dimentico i test e cosa siano gli Iops e i MB. Ho davvero questi enormi benefici, nell’utilizzo normale del PC che esula dai server ad alte prestazioni, che i risultati mi suggeriscono in maniera ammiccante?
Esiste una proporzionalità nei benefici, direttamente collegabile ai numeri? Io ho provato. Invito chi può a fare lo stesso, poi ci scambiamo le impressioni. Con questo intervento non voglio certo sminuire il valore dei test in questo ambito.
Sto solo portando all’attenzione di un pubblico alcune perplessità che emergono in alcuni ambiti di test per cercare strade nuove da affiancare a quelle già battute, per evitare di creare illusioni. Mi preme inoltre invitare tutti, me per primo, a non fare dei numeri una religione, cercando di recuperare quella parte di esperienza reale che in fondo è la più istintiva e difficilmente ci tradisce.