Eccoci qua nuovamente alle prese con l’appuntamento settimanale dedicato al retrogaming.
Dopo esserci occupati del NES/FamiCom e di uno dei tanti giochi di successo di questa piattaforma, qual’è stato DuckTales, continuiamo in questo miniciclo 8 bit.
Il grande rivale di sempre, l’altra metà del cielo giapponese, SEGA non poteva rimanere a guardare impotente la grande N e negli stessi anni sviluppò un prodotto analogo, l’SG-1000 appunto, il primo tentativo di competere del settore delle console.
Prima di addentrarci nella disanima tecnica, cerchiamo di inquadrare il contesto storico, spendendo qualche parola sulla compagnia divenuta famosa per la “mascotte” Sonic.
A differenza di quel che molti pensano, le origini SEGA sono statunitensi non nipponiche.
Nel 1940 infatti il trio composto da Marty Brumely, Irving Bromberg e James Humpert fondò nelle Hawaii la Standard Games, una società focalizzata sulla produzione di macchine da gioco di tipologia coin-op per l’intrattenimento dei soldati ospitati all’interno delle basi militari della zona.
Nel 1952, quando il nome della società era già divenuta Service Games, la proposta di Bromely di spostare la sede legale in Giappone venne definitivamente accolta e registrata quindi nuovamente come Service Games of Japan.
Contemporaneamente, un altro imprenditore americano, dopo un viaggio in Giappone, decise di espandere il proprio business dal mercato dell’arte a quello dell’intrattenimento ed esportare flipper ed altre “macchine a gettone” proprio nel Sol Levante.
Gli interessi delle due attività imprenditoriali finirono per scontrarsi e nel 1965 la Rosen Enterprises e la Service Games of Japan decisero di fondersi in un’unica società, la Sega Enterprises, unendo non solo le forze (finanziarie e commerciali) ma evitando di scontrarsi in un mercato divenuto decisamente florido.
Quattro anni più tardi un importante gruppo di investitori americano, chiamato Gulf+Western, impegnato in molti settori dell’economia statunitense (dai tabacchi all’intrattenimento all’industria cinematografica) intravide la possibilità di diversificare ulteriormente i mercati ed acquisì a titolo definitivo Sega.
I fatturati crescevano di anno in anno e la prospettiva era più che positiva anche in considerazione del fatto che, partiti quasi per primi nel settore, il know how ed il vantaggio competitivo sulle aziende concorrenti erano evidenti.
L’idillio si interruppe però nel 1983, quando il videogame crash, di cui abbiamo già parlato in più occasioni, colpì con forza anche Sega. Questo perché negli anni ’70 la proprietà aveva deciso di virare parte del proprio core business verso lo sviluppo di titoli per le piattaforme Atari.
A questo punto arriva la decisione sofferta di Gulf+Western di vendere le azioni e gli asset societari. La parte americana fu acquisita da una società impegnata nel settore dei coin-op ed in particolare dei flipper (o pinball se preferite la terminologia anglosassone).
Nel 1981 venne distribuito in beta testing come analisi di mercato per capire se potesse avere un riscontro positivo tra i potenziali acquirenti e dopo due anni il lancio definitivo al costo di 15 mila Yen.
Nonostante la concorrenza spietata dell’alter ego Nintendo FamiCom, che letteralmente spopolava tra le famiglie, fece registrare numeri interessanti, soprattutto nei Paesi vicini del sud-est asiatico, in particolare Taiwan e nel mercato parallelo scontrandosi con le versioni pirata sia del FamiCom che dell’Atari 2600 e le ROM contenenti i giochi.
Le caratteristiche della macchina sono le seguenti:
- CPU: NEC 780C (clone dello Zilog Z80)
- RAM: 2 KB e 16 KB dedicati per la VRAM
- Video: processore dedicato Texas Instruments TMS9928A con una risoluzione massima di 256*192 pixel con palette da 16 colori e 32 sprite visualizzabili contemporaneamente
- Audio: processore dedicato Texas Instruments SN76489 in grado di gestire fino a 4 canali mono
- Supporto: cassetta
- Uscite: RF Out e audio/video composito (quest’ultima solo per il modello SC-3000)
Nel 1984 venne commercializzata la seconda versione dell’SG-1000 (ribattezzata con grande fantasia SG-1000 II), che risolveva i problemi hardware della prima release; un affinamento del processo produttivo similare a quanto avvenne per la rev.2 del FamiCom.
L’SG fu importante quindi per due motivi: in primo luogo espletò pubblicamente quella che sarebbe stata la filosofia aziendale da lì in avanti della nuova dirigenza Sega ed in secondo luogo fu la base del futuro Master System, altro pezzo importante nella storia dei videogiochi (seppur forse un po’ incompreso) e di cui senz’altro parleremo in futuro.