Google, in un comunicato stampa, ha fatto sapere che intende entrare nel mercato dell’energia e ha deciso di farlo con lo stile che da sempre contraddistingue la compagnia californiana, ovvero puntando tutto sull’innovazione ed un pizzico di etica, che non guasta mai. Il progetto i chiama RE<C (renewable energy cheaper than coal) e consisterà nella creazione di un pool di scienziati incaricati di sviluppare tecnologie connesse alla produzione di energia da fonti rinnovabili, concentrando gli sforzi principalmente sul solare termico , l’eolico e il geotermico. L’obiettivo è di arrivare a produrre energia da fonti rinnovabili a costi inferiori del carbone, questo infatti è la fonte di energia più economica, ma anche la più inquinante nella produzione di CO2 (effetto serra) e sostanze nocive agli uomini e all’ambiente.
Il progetto riceverà nel 2008 il primo finanziamento, pari a 10 milioni di dollari (Google spende molto di più per un pulsante in effetti) ma secondo Larry Page (co-fondatore di Google) sono più che sufficienti ad avviare un’impresa che i più giudicano – spesso meschinamente – impossibile: costruire un impianto di produzione energetica da un GWatt (come una grossa centrale nucleare) sfruttando le energie rinnovabili. Non si tratta di promesse per un fantascientifico lontano futuro, ma sarà realtà in meno di 10 anni.
La sfida è alla portata di BigG, sempre secondo Larry Page, perché in realtà gran parte delle tecnologie necessarie sono già disponibili. Negli ultimi anni tante aziende in giro per il mondo hanno investito tantissimo nello sviluppo di tecnologie nel campo dell’energia rinnovabile, quello che è mancato fino ad ora è un gruppo capace di raccoglierle e coordinare il lavoro.
Google può contare inoltre su un team di ingegneri “veterani” che hanno realizzato i data center dell’azienda, lavorando con particolare attenzione all’efficienza energetica degli impianti. questi uomini saranno coinvolti anche in questa nuova iniziativa.
Da anni la compagnia di Mountain View si preoccupa delle tematiche energetiche. Da tempo è in prima linea quando si tratta di fare pressioni ai chipmaker e ai produttori di hardware perché producano componenti più efficienti. Se i processori Intel successivi ai Pentium 4 sono molto più efficienti lo si deve anche alle pressioni di Google.
Il quartier generale Googleplex è ora ricoperto da 9.212 pannelli solari che sono sufficienti a soddisfare il 30% del bisogno di energia dell’intero complesso, trasporti inclusi.
Pochi sanno inoltre che dietro la fantomatica Tesla Roadster , coupé sportivissima completamente elettrica, c’è lo zampino di Larry Page e Sergey Brin, i due fondatori di Google, che hanno investito nel progetto automobilistico soldi propri, non della compagnia.
L’impegno per l’ambiente non arriva però solo da buoni propositi e sani principi. I data center del motorone di ricerca sono sempre più avidi di energia, le risorse fossili e l’uranio sono in via di esaurimento e il costo dell’energia impenna. Tanto che, a detta degli ingegneri dei data center della compagnia, se non si trovano delle soluzioni al problema l’azienda si troverà in guai economici seri in pochi anni.
Le rinnovabili sono una risorsa immensa e disponibile da subito, nonché un mercato nuovo e ricco, destinato a ricoprire il ruolo di protagonista negli anni a venire, in un settore strategico come quello energetico: un altro buon motivo per entrare in gioco quindi.