Non è la prima volta che gli appassionati di retrogaming leggono questo tipo di “celebrazioni”.
Il compleanno del Game Boy è stato salutato da gran parte della stampa IT mondiale e non poteva essere altrimenti considerato il successo planetario della console Nintendo.
Ma il 1989 è stato, in generale, un anno di incredibile fermento per il settore dei videogiochi, forse irripetibile da un certo punto di vista.
Uscirono una serie di titoli basati su storiche franchise narrative e cinematografiche (007, Batman TMNT e X-Men), salì per la prima volta alla ribalta Prince of Persia, protagonista ancora oggi delle vendite delle piattaforme di ultima generazione, gli arcade di guida più famosi dell’epoca (Turbo Outrun e Test Drive II: The Duel), i ninja-action di cui ci siamo già occupati (Shadow Dancer e Strider), senza dimenticare un capolavoro senza tempo del calibro di Populous.
La caduta del Muro di Berlino e la ventata di cambiamenti storici epocali rende ancor più affascinante e indelebile un’annata, quale fu quella del 1989, di assoluta rilevanza in termini di produzione ricca sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
In questa sorta di “pignatta d’oro” il titolo, insieme a Final Fight, che più mi impressionò dell’epoca fu però Golden Axe.
Era estate, agosto per la precisione ed io, come ogni anno, mi trovavo a passare le vacanze alla casa base della nonna, un paesino dell’Appennino che nessuno di voi conoscerà (Le Balze) piuttosto famoso però per sorgere alle pendici del Monte Fumaiolo le cui sorgenti danno vita al Tevere.
La vita in una località di (molti) meno di 1000 abitanti non è esattamente metropolitana, d’altra parte da bambini basta poco per essere felici. Praticamente tutti i bar degli anni ’80-inizio ’90 avevano sempre qualche coin-op buttato a casaccio dentro il locale; in qualsiasi posto di qualsiasi città un arcade luccicante era lì pronto ad aspettare le 100 lire di qualche intrepido giocatore.
Sembrava quasi un binomio inscindibile. Bei tempi.
Quando un giorno mi recai nella gelateria del paese, tentato dal sollievo rinfresco della solita pallina di menta, rimasi rapito da quei rumori un po’ sinistri di combattimento e dai personaggi così diversi da quelli che siamo abituati a vedere per strada. Il fantasy ad una certa età ha il suo indubitabile appeal.
Preso dalla curiosità ed acchiappato il seggiolone mi tuffai nel mondo di Golden Axe.
La schermata di selezione proponeva un inquietante teschio con sopra la mano sinistra i tre personaggi eleggibili.
Forse per simpatia, forse per una certa affinità fisica (vorrei vedere quanti di voi sono stati giganti a 8 anni) e perché le donne restavano ancora un mondo misterioso, scelsi senza titubanza il simpatico nano con il martello più grande di lui (e di me).
Nonostante l’età avevo una certa dimestichezza ormai con i videogiochi (Super Mario, Galaga, Double Dragon) e la tipologia hack’n’slash si addiceva particolarmente alla mia propensione di menare mani virtuali.
Come tutti gli arcade da sala giochi il livello di difficoltà era impostato su un livello abbastanza alto ma la giocabilità era notevole.
I personaggi si bilanciavano tra loro con il barbaro, che ricordava Conan-Schwarzenegger del celebre film, a fare da spartiacque tra l’amazzone molto forte nelle magie e meno nel contatto fisico ed i nano Gilius Thunderhead a recitare le parti da contraltare.
La storia è piuttosto lineare. Death Adder, il classico cattivo aspirante usurpatore di turno rapisce re e figlia nonché il simbolo del regno di Yuria, l’ascia d’oro .
Il gameplay si basa essenzialmente sull’uso di tre tasti, deputati a salto, attacco (la cui combinazione provoca una mossa speciale) e magia la cui attivazione e potenza varia in base all’energia accumulata durante il progredire all’interno del gioco.
Il superamento di ogni livello, 6 in tutto, è ostacolato dai vari stage boss disseminati qua e là.
Seppur non godesse di una longevità da Guinness dei Primati, la possibilità di cavalcare ad esempio belve feroci come i draghi rendeva l’esperienza più imprevedibile e divertente per il giocatore.
L’immediatezza ed il coinvolgimento degli scenari e l’accompagnamento musicale che conferiva la tensione giusta a seconda delle scene visualizzate hanno portato ad essere Golden Axe uno dei titoli più famosi dei classici Sega, tanto da giustificare non solo l’innumerevole numero di porting sia su piattaforme console sia su computer (Mega Drive, Amiga, Atari ST e PC Engine solo per citarne alcune) ma anche la pubblicazione all’interno delle compilation per le generazioni più recenti come la Sony PSP o per il servizio Virtua Console offerto ai possessori di Wii.
Non so quanti di voi siano cresciuti sulle note di Jeroen Tel (molti suppongo visto che è forse il compositore più famoso nella storia del Commodore 64), ma far roteare l’ascia del nano mentre incalzava la musica è stata un’esperienza dannatamente divertente.