Una settimana fa Alessio Di Domizio aveva aperto le danze e le riflessioni su un cambio di strategia da parte della società fondata da Bill Gates nei confronti del competitor rappresentato da Steve Jobs.
Pur non occupandomi strettamente di comunicazione provo a riprendere alcuni temi già delineati cercando nuovi spunti ed opinioni alla luce del nuovo commercial uscito da poco negli Stati Uniti e che ha acceso la polemica tra gli utenti aficionados vecchi e nuovi della mela morsicata più famosa del globo.
Durante il weekend, la rossa sbarazzina e ridanciana Lauren ha lasciato il palcoscenico a Giampaolo, tipico utente dalla parlantina piuttosto sicura e convinto delle proprie idee, sufficientemente appassionato di tecnologia da essere considerato come il geek della situazione.
La sceneggiatura è piuttosto semplice: Microsoft offre 1500 dollari al protagonista per soddisfare il suo desiderio di comprare un portatile che risponda ai requisiti di “portabilità, battery life and power” (ovvero leggerezza e trasportabilità della macchina, buona autonomia e prestazioni).
Si susseguono scene da grande distribuzione organizzata con pseudo domande rivolte ai venditori e dopo una ventina di secondi circa ecco la prima stoccata:
– “This is so sexy” afferma Giampaolo mentre maneggia abbastanza delicatamente un iBook unibody, “but Macs to me are more aestethics than their computer part. I don’t wanna pay for the brand, I wanna pay for the computer. What would have the best battery life, that could still accommodate my needs?” –
Ovvero: “E’ così sexy; ma I Mac sono più un esercizio di stile ed estetica che computer. Non voglio pagare il marchio, voglio pagare l’hardware. Quale prodotto può garantirmi la miglior autonomia ed allo stesso tempo soddisfare le mie esigenze?”
Dopo qualche altra riflessione sulla componentistica, ecco la seconda e più lieve, dove con un qual certo piglio assicura, contrapponendosi chiaramente ad Apple:
– “it’s a pretty strong contender…this laptop got everything I want” –
“E’ un contendente piuttosto valido…questo portatile ha tutto quello che cercavo in un computer”
Terzo appunto, autoironico, ma vero e proprio assalto all’arma bianca con “I’m a PC ‘cause I’m really picky“, che tradotto vorrebbe dire “sono un utente PC perché sono davvero esigente, difficile di gusti” (sostituire volendo con “schizzinoso” o seppure più al limite con “pignolo”).
Analizziamolo prima dal punto di vista della comunicazione, senza entrare nel merito del confronto tra marchi e prodotti.
E’ uno spot indubbiamente ben realizzato.
Ha un ritmo serrato, dura un periodo di tempo giusto (né troppo corto né troppo lungo per esprimere i concetti ritenuti fondamentali), ruota intorno ad un protagonista il quale, fondamentalmente, rappresenta una tipologia di utenti piuttosto ampia ed eterogenea.
Infine, usa come sfondo situazioni di assoluta normalità e quotidianità quali la scelta di un nuovo computer in un centro commerciale.
Sono quattro i messaggi veicolati, contrapposti a due a due tra di loro.
- 1) i Mac costano troppo per quel che offrono
- 2) e si basano eccessivamente sul fattore estetico
Per contro:
- 1) i normali computer offrono di più
- 2) sono “più arrosto che fumo”.
Non bisogna sottovalutare la frase che compare alla fine dopo il logo Microsoft: “Life without walls“.
Uno slogan che ribadisce come non ci siano muri sociali ed economici i quali dividano gli utenti pc tra di loro perché i prezzi, a differenza dei Mac, sono nettamente più popolari, oltre a garantire un parco macchine enormemente più vasto.
Le frasi ad effetto sono estremamente sintetiche e questa lo è.
Ma scopriremo solo tra qualche mese se avrà funzionato oppure no.
Veniamo alla comparazione vera e propria delle macchine.
Il prodotto acquistato è nuovamente un HP.
Al di là delle speculazioni, opinabili, sulla scelta di sposare nuovamente questo marchio, il computer non risponde pienamente alle esigenze menzionate all’inizio.
Il modello Pavilion HDX è un 16 pollici da 3,5 kg abbondanti con una autonomia che pende più verso le due ore che le tre ed uno schermo, a proposito di prestazioni, di discutibile risoluzione (1366×768).
Premesso che il design è parte integrante dello sviluppo di un prodotto ( e spesso e volentieri ne determina la vittoria commerciale), se ci sono due categorie in cui i Mac non sfigurano affatto sono proprio l’autonomia ed il peso, contenuto grazie ad form factor piuttosto sottile rispetto alla media.
Certo non sono regalati, ma l’HP dal canto suo è costato 1500 dollari 1099$ (come fatto notare da un nostro lettore che ringraziamo), non proprio bruscolini seppur con una dotazione di tutto rispetto.
Ovviamente lo spot ha scatenato lo sdegno dei Mac-fan, ma secondo diverse analisi, direi condivisibili dal mio punto di vista, è proprio quello che vuole Microsoft.
L’obiettivo potrebbe essere quello di scatenare i più facinorosi ed integralisti utenti Apple e mostrare come la rappresentanza più consistente sia formata da persone schierate e poco obiettive nei loro acquisti (e quindi di riflesso, dire “se sei pragmatico e non ti fai influenzare dal marchio compra un computer”).
Mentre probabilmente una decisione più saggia sarebbe quella di non dare troppo peso alla cosa, perché in fondo si afferma che come design i Mac la fanno da padrone e quindi sono oggettivamente dei bei prodotti e perché alla fin fine l’HP acquistato da Giampaolo non risponde davvero alle esigenze che si era proposto all’inizio.
La querelle potrebbe essere stucchevole e magari insignificante, io invece la trovo interessante e provo a spiegare il perché, motivando ancor di più la mia decisione di scrivere questo pezzo.
Per mesi, anni, a Redmond si sono palesati segni di assoluta indifferenza (perlomeno in pubblico) e nessuna particolare insofferenza verso Apple.
Celebri sono stati ad esempio gli ultimi attacchi di Ballmer in cui sosteneva la non reale competitività dell’iPhone, al che più di qualcuno ha fatto notare al dirigente Microsoft come, negli States, un solo cellulare disponga di più share di tutti gli smartphone/PDA-Phone con piattaforma Windows Mobile, sommati tra di loro.
Il cambio di strategia commerciale è evidente.
Non è dato sapere se questo rifletta una maggiore preoccupazione dell’incapacità di raggiungere le quote di mercato sperate tra i dispositivi mobili e lettori audio portatili (con Zune), però dopo i taglienti spot pubblicitari Apple degli ultimi anni, Microsoft pare voler scendere sullo stesso terreno competitivo.
L’altro dato è che in tutta queste bagarre a voler tirare ciascuno acqua al proprio mulino, si vedono ribaltamenti di fronti e posizioni che non possono non provocare almeno un sorriso, almeno per quanto mi riguarda.
Da sempre molti utenti Apple hanno goduto di fronte all’imbarazzo dei produttori e fruitori di personal computer generato da alcune campagne e messaggi commerciali indubbiamente efficaci e dirette, sotto molti punti di vista.
Ora, ripagati della “stessa moneta”, si mostrano scandalizzati. Non è questa forse ipocrisia?
Ma allo stesso tempo, l’utente pc integralista che rifiuta i Mac per principio e in passato ha criticato la politica Apple tanto da sostenerne a volte la “disonestà” nei confronti di utenti e potenziali acquirenti, può rimanere coerente con le proprie idee dopo che Microsoft decide di imbracciare con forza l’arma della carta patinata e della “bugia utile” e scendere sullo stesso terreno Apple, aspramente criticato?
Mantenendo le stesse posizioni senza fare autocritica non si rischia lo stesso atteggiamento ipocritica di chi è diametralmente opposto?
L’aspetto paradossale è che proprio il rovesciamento di un paradigma mette a nudo tutti i limiti di un ragionamento schematico, frutto di divisioni spesso stereotipate ed ideologiche, operato, e qui nasce l’assurdo, su prodotti alla fin fine fatti di plastica e metallo.
Ho spesso ripetuto nei miei interventi (riflesso di una convinta e ragionata linea di pensiero) come occorrerebbe avere più rispetto per le scelte degli utenti, perché nessuno può arrogarsi il diritto di venire da ciascuno di voi e dire come spendere i vostri soldi e quanto avete fatto male a comprare X piuttosto che Y, offendendo una libera scelta che risponde a personali e soggettive esigenze.
Qui però stiamo parlando di uno spot commerciale, apprezzabile per com’è confezionato tecnicamente ma soprattutto, nella sua finzione cinematografica.
L’irriverenza ed il pragmatismo anglosassone sono elementi che latitano con evidenza in molti ambiti della società italiana. Se disponessimo di più pubblicità (e trasmissioni) comparative ed aggressive e meno politically correct forse potremmo anche guardare con maggior leggerezza ed allo stesso tempo spirito critico i problemi che affliggono la nostra quotidianità e non solo.
Questo ovviamente è il mio pensiero, in attesa delle prossime puntate della campagna di advertising Microsoft.
Adesso mi piacerebbe conoscere il vostro.
Aggiornamento: nella giornata di ieri è stato pubblicato il terzo episodio della serie. Qui la notizia su Engadget