Questa settimana torniamo a parlare di hardware nella rubrica di retrogaming. E ci occuperemo di una console circondata da un fitto alone di mistero e variazioni sul tema.
Al centro della discussione poniamo l’Atari Mirai, un prototipo di cui sono trapelate poche immagini e qualche dato da addetti ai lavori dell’epoca.
E quando le informazioni sono scarse è abbastanza normale che ci siano più versioni della stessa storia.
Vediamo quali.
Occorre fare una premessa anche per chi non avesse seguito altri articoli affini a questo di oggi.
Perché dovremmo soffermarci su un progetto mai arrivato ad una conclusione e su cui non c’è concordia di opinioni?
Per due motivi. In primis, ancor più dei flop di cui abbiamo spesso parlato, sono pezzi ambiti dai collezionisti appassionati di retrogaming.
Il secondo è che i prototipi completano le strategie commerciali delle aziende produttrici e quindi contribuiscono a ricomporre quel quadro di intese, scontri, alleanze e lotte intestine che hanno costellato l’industry negli anni ’80 e ‘90.
Dunque, stavamo parlando di varie “correnti” a proposito della console Atari che non hai visto la luce.
Una delle più in voga parla di una versione a basso costo del Neo Geo.
Sappiamo che quando la SNK decise di stabilire una propria filiale negli Stati Uniti optò per Sunnyvale, la cittadina che ospita la sede di AMD ma anche il quartier generale di Atari.
Le due società erano così vicine dal punto di vista geografico che i “maligni” sostenevano che i rispettivi CEO si salutassero ogni mattina prima di entrare e dopo l’uscita dagli uffici.
L’unione di intenti non sarebbe rimasta solo su carta ma, stando ad altre indiscrezioni, avrebbe coinvolto le società in altri progetti i quali però non ebbero mai ufficiale conferma e soprattutto non sfociò in alcun progetto diventato prodotto fatto e finito.
Speculazioni insomma.
Come quelle che riguardano il nome: Mirai in giapponese significa “futuro” e, sempre secondo questa corrente, la scelta avrebbe indicato il cambio di strategia da parte di Atari, in cerca di un partner forte per risollevare da una parte il settore arcade (dove la società americana aveva primeggiato negli anni ’80) puntando al tempo stesso sulla fascia alta ed esigente degli hardcore gamer su piattaforma casalinga (i quali privilegiavano il Neo Geo).
I primi detrattori di questa tesi puntano su un altro accordo rimasto undisclosed. All’inizio degli anni ’80 Nintendo, la quale all’epoca non disponeva di una sede americana in grado di controllare le fasi di produzione e commercializzazione dei prodotti, cercò in tutti i modi di ottenere i favori di Atari per la distribuzione del NES. A causa delle condizioni troppo pesanti richieste per la licenza esclusiva non se ne fece niente ma si vocifera che i rapporti fossero comunque ancora stretti quando si prospettò la possibile alleanza tra SNK ed Atari stessa, la quale su modello del Neo Geo avrebbe quindi provato a sviluppare un sistema simile ma concorrente, a 16 bit con “cartuccione” come si evince dalla foto.
Cosa resta? L’ultima interpretazione. Forse la più complessa ma tutto sommato anche la più affascinante.
La datazione del Mirai di fine anni ’80 (usata dalle due tesi precedenti) viene messa in discussione dalla nomenclatura adottata. Dal Lynx in poi infatti tutte le console vennero chiamate con nomi di felini e come abbiamo visto la console portatile è del 1989 e quindi sembrerebbe poco plausibile l’uso di un nome non riconoscibile in questa strategia; ancor meno probabile poiché si tratta di una parola che non significa nulla in inglese applicata ad una console pensata prima di tutto per il mercato americano.
Risulterebbe quindi più probabile spostare indietro di qualche anno lo sviluppo del progetto.
Lo chassis ed i colori ricordano lo stile adottato per lo XE Game System, ma la lineup Atari (con 7800 e le altre piattaforme) abbondava di macchine 8 bit per cui risulta difficile pensare ad un’altra console similare pre prestazioni e caratteristiche.
Uno dei principali motivi per cui il Jaguar, la prima console a 16 bit ufficiale, fallì l’obiettivo fu proprio il ritardo accumulato nei confronti dei competitor.
Questo però non esclude l’ipotesi che abbiano provato in precedenza a concentrarsi su questa tecnologia;
e nel 1988 uno dei progetti (di cui parleremo magari nei prossimi appuntamenti della rubrica) su cui i tecnici stavano lavorando era il Panther; anche da questo dovremmo desumere che gli anni di sviluppo del Mirai si attestano intorno al 1985.
Jack Tramiel in particolare sognava di battere la concorrenza Nintendo anticipando i tempi, conscio che la battaglia ad 8 bit sarebbe stata presto persa.
Secondo i sostenitori della terza corrente, l’obiettivo era quello di sviluppare e distribuire dunque una console di nuova generazione, a 16 bit, ben prima che Sega rilasciasse il suo cavallo di battaglia e NEC il Turbografx-16.
Si sarebbe affidata ad una evoluzione dell’architettura che tanto successo aveva portato alla storica società americana, abbandonata nel 1988 proprio con Panther, dunque un altro tassello che confermerebbe il contesto storico della metà anni ‘80.
Fattore più importante, il prezzo decisamente concorrenziale: simbolicamente rappresentato da 199$ si sarebbe collocato ben lontano dalla fascia in cui venne proposto all’inizio il Neo Geo (e quindi cadrebbe la tesi della concorrenza) ed in grado di tutti gli utenti e non solo gli hardcore gamer.
Lo stesso Tramiel era stato uno dei fautori della diffusione dei videogiochi come fenomeno di massa e credeva fortemente in un accesso non privilegiato ed elitario alle tecnologie.
Era dunque questo il futuro, “Mirai”, sognato dai dirigenti Atari?
Probabilmente non lo sapremo mai, ma chissà cosa sarebbe cambiato nella console war che ha consegnato alla storia lo scontro infinito tra Super Nintendo e Mega Drive.