Da qualche giorno The Pirate Bay è di nuovo sotto il fuoco incrociato delle associazioni di detentori di diritti d’autore.
La notizia di ieri è che il popolare tracker di torrent, è stato sollevato dall’accusa più grave – assisting copyright infringment, ovverosia agevolazione dell’infrazione di copyright, un’accusa che avrebbe potuto portare i suoi responsabili in galera per due anni – trasformatasi in assisting making available copyrighted material, ossia agevolazione nel rendere disponibile materiale protetto da copyright.
Si tratta di un’accusa molto più leggera di quella originale, che sembra a tutti gli effetti tradire le speranze dell’accusa di lauti risarcimenti, ponendo la difesa in una posizione molto più sicura.
Cerchiamo di analizzare la questione in base a quanto emerso finora relativamente alle accuse contestate. RIAA ed MPAA da tempo insistono con le autorità competenti di tutto il mondo, affinché il rendere disponibile un’opera per il download (making available) possa di per sé costituire un reato, senza cioè che serva di provare un’effettiva distribuzione dell’opera a terzi – un’ipotesi questa finalizzata a semplificare, fino a renderlo del tutto euristico, l’onere della prova di distribuzione non autorizzata.
La questione è molto controversa perché porrebbe sullo stesso piano il leecher, che usa client modificati per bloccare l’upload, e non ha quindi alcuna intenzione di rendere disponibile un bel niente, e l’uploader di GB e GB di materiale protetto.
Nemmeno di making available tuttavia, date le peculiarità della rete BT, è accusabile un raccoglitore di tracker, poiché a rendere disponibili i file protetti, interi o frammenti, sono computer terzi, sparsi per la rete senza peraltro alcuna logica di prossimità geografica.
La nuova accusa è infatti “assisting making available”, che pare più leggera di quella che si potrebbero veder rivolta tutti i seeder e i peer di ogni singolo torrent.
D’altro canto l’accusa non può pensare di rivolgere la propria attenzione verso altri che i raccoglitori di file .torrent come TPB, dal momento che lì compaiono espliciti riferimenti alle opere protette, non nel traffico generato dai vari client BT – che andrebbe invece analizzato bit per bit per risalire al contenuto, il quale potrebbe poi benissimo non essere protetto: BT è innanzitutto un efficientissimo protocollo di distribuzione dati.
Arriviamo quindi al vero e proprio cul de sac della questione: una barriera tecnologica rispetto alla quale gli attuali dispositivi legali poco possono.
A questo punto, mi domando, c’è da continuare a insistere su un inasprimento delle leggi, che eventualmente porti ad una giustizia sommaria contro tutto ciò che è riconducibile al P2P, o piuttosto sperare in una tardiva, ma pur sempre benvenuta, revisione dei modelli di business di tutti i soggetti coinvolti nella questione?
Opto senz’altro per la seconda ipotesi, ma attenzione: assieme all’inapplicabilità della giustizia sommaria a danno degli utenti, vanno tutelati i diritti dei detentori di copyright, ai quali non si può chiedere di lavorare gratis (in questa sede non mi soffermerò sul problematico rapporto artisti/major).
Abbiamo già trattato di una possibilità, presa in esame dalle stesse associazioni che oggi occupano un traballante banco dell’accusa, ma evidentemente troppo presto dimenticata: una sorta di equo compenso applicato alla connettività, ovviamente unificato, aggiungo, per compensare tutte le industrie danneggiate dal download illegale (software, musica, video).
Basterebbe questo a comporre la questione o rappresenterebbe un inutile balzello, come già l’equo compenso sui supporti di memorizzazione? Per rispondere servirebbe la sfera di cristallo.
Quel che è certo è che TPB ha registrato in questo mese punte di 22 milioni di utenti connessi contemporaneamente: su questo traffico ci sono soggetti che lucrano fra cui, e in misura non trascurabile, le TLC, che vendono banda tanto a quei 22 milioni di utenti, quanto a chi ospita il sito che genera quella monumentale quantità di traffico.
Niente TPB, niente utenti, niente traffico, niente fatturato.
Non sarà questa la porta giusta a cui bussare per tentare una composizione definitiva di questa eterna e ormai stucchevole diatriba?