“Il rapporto non è mai stato così solido.”
“Prima che siglassimo l’accordo, le nostre divisioni (Sony ed Ericsson ndr) erano entrambe in perdita, ma abbiamo dimostrato che la nostra partnership potesse funzionare”.
Queste sono le parole del senior marketing manager Richard Dorman.
In realtà diverse voci erano circolate in questi giorni alla luce dei risultati finanziari non certo brillanti e di alcuni possibili strascichi dopo il grande rifiuto da parte di Sony di concedere alla joint-venture la possibilità di sfruttare il marchio Playstation per i propri telefoni, il che significa nessun PSP-Phone all’orizzonte, salvo accordi diversi in futuro.
Storie tese dunque, dopo che, come abbiamo accennato, i bilanci di fine anno hanno segnato un arretramento delle pretese di crescita o almeno contenimento della crisi da parte della dirigenza (e c’è da chiedersi se i numeri disastrosi per quanto riguarda Sony abbiano in qualche modo inciso).
I numeri infatti sono stati ben peggiori di quanto gli analisti avevano previsto.
La perdita per l’ultimo trimestre fiscale del 2008 è stata di 187 milioni di Euro contro il “pronostico” di -95 milioni di Euro, a fronte del dato del medesimo periodo 2007 che faceva segnare invece un saldo positivo di 373 milioni di Euro.
Per quanto riguarda invece l’intero anno 2008 il risultato è una perdita di 73 milioni di Euro, comparata con un + 1.1 miliardi di Euro sempre 2007.
La crisi dei mercati ha inciso sui fatturati di tutte le aziende impegnate in questo settore e non solo, ma è chiaro che, mentre la concorrenza Samsung e LG invece avanza, il -21% di vendite rispetto all’anno precedente è un numero che deve far riflettere la dirigenza.
A questo proposito Sony ha risposto con un piano di ristrutturazione che dovrebbe tagliare i costi di circa 300 milioni di Euro e il cui effetto positivo lo si vedrà all’incirca verso la metà del 2009.
Sono inoltre molti gli osservatori i quali ipotizzano un possibile interessamento della società nei confronti di Android per poter diversificare maggiormente i propri mercati, attirare sviluppatori third parties e puntare a quella fascia entry-level di smartphone che farebbero uso del nuovo sistema operativo targato Google.