Dopo esserci occupati della browser war per antonomasia, quella che coinvolgeva Netscape e le prime versioni di IE, terminata con l’uscita dal mercato del primo contendente, torniamo a commentare la questione in occasione dell’apertura di un nuovo, importante, capitolo.
Ce ne occupiamo qualche giorno dopo la decisione con cui Mozilla aggiunge il suo ragguardevole peso, nel dibattimento aperto dalla Commissione Europea dietro le rimostranze di Opera, circa le politiche di diffusione di Internet Explorer.
Malgrado la notevole crescita del primo contendente di IE, il nodo centrale della questione all’attenzione della Commissione, resta il bundling di IE in Windows, che arrecherebbe un vantaggio competitivo ingiustificato al browser di Microsoft.
Fin qui tutto lineare: il difficile arriva quando si vogliano cercare delle soluzioni a una condizione che, seppur nata attorno ad una forzatura del libero mercato, ha posto sotto il suo segno gli ultimi tre lustri di storia dell’informatica.
Torna in proposito alla mente il ridicolo esito dell’analoga questione relativa al bundling di Windows Media Player, risoltasi con il rilascio di una versione di Windows priva del player multimediale – Windows XP N – rifiutata da tutti gli OEM e sconosciuta ai più.
Prima di andare avanti desidero fare una precisazione: il problema del bundling delle applicazioni riguarda anche Apple. Si parla di Microsoft perché, com’è intuibile, la sua posizione nel mondo PC le rende molto più semplice acquisire quote di mercato rilevanti per le proprie applicazioni, attraverso la pratica del bundling.
Tornando a bomba, la lettura più immediata della vicenda conduce ad una volontà di Mozilla – che si è finora conquistata i galloni sul campo – di continuare la battaglia col rivale n° 1 partendo da regole certe e uguali per tutti. Un esito questo, alla luce del caso citato,tutt’altro che scontato.
Come procedere dunque per rimuovere le premesse di questa contraddizione? Andrebbe forse sancita una netta e definitiva separazione dell’OS da qualsivoglia applicazione bundled o ci si potrebbe accontentare di un provvedimento specifico per IE, salvo poi dover riprendere il discorso n altre volte?
Ma, nel primo caso, come reagirebbe un mercato maturato attorno al bundling delle applicazioni, a questo cambio di paradigma? Come escludere poi da questi provvedimenti, dispositivi quali smartphone, PDA, netbook, che molto più del PC beneficiano dell’integrazione verticale HW/SW, anche sul fronte applicazioni?
È d’altro canto sostenibile questa disparità di condizioni fra IE e i suoi competitor?
In un mondo ideale le applicazioni – indipendentemente da chi le sviluppi – dovrebbero competere su prezzo, feature, servizi di supporto etc. La configurazione attuale del mercato, il fatto stesso che il PC stia diventando sempre più un elettrodomestico, uno strumento orientato ad un’utenza che cerca la funzione più che questa o quella tecnologia, rende difficilmente praticabile l’introduzione obbligatoria di elementi di scelta.
Nella fattispecie, per chi è già abituato a scegliere, l’eliminazione del bundling di IE cambierebbe poco. Per il sempre più ampio numero di utenti alle prime armi, la scelta rappresenterebbe perlopiù un’inutile complicazione.
Come risultato di un simile provvedimento, il primo gruppo di persone continuerebbe a scegliere Firefox, il secondo probabilmente IE, che, se non incluso nell’OS, sarebbe comunque compreso in un pacchetto software installabile con un click dopo il primo avvio del sistema.
Morale della favola, che ci piaccia o meno, il mercato evolve in una direzione tale che scelte oggi banali, domani saranno materia da hacker o poco meno. Allo stesso modo, d’altronde, qualche anno fa erano obbligatorie – per chiunque volesse approcciare un computer – scelte che già oggi sono roba da smanettoni: OS, architetture hardware, fino ai chipset del modem!
Difficile dire se, in assenza di questa progressiva semplificazione – passata attraverso standardizzazioni non sempre ineccepibili sotto il profilo legale, per usare un eufemismo – il mercato PC avrebbe assunto le dimensioni e il grado di evoluzione che abbiamo sotto gli occhi.
Certo è che, dinanzi a un trend così persistente e profondamente connesso all’attuale mercato PC, anche l’UE può poco – a meno che non voglia assumersi la responsabilità di scardinare per legge, i presupposti storici e politici dell’attuale mercato PC.
Una conclusione, i veterani di AD lo noteranno, analoga a quella raggiunta in una precedente coppia di post, in cui si commentava il parere di un gruppo di illustri incompetenti – che tuttavia si sono fatti conoscere in mezzo mondo, salvo poi sparire nel nulla – circa l’unbundling tout-court dell’OS come panacea per ogni problema di concorrenza nel mercato informatico (qui, qui).
PS Anche questa vicenda ci riporta alla mente Gary Kildall, secondo cui produttori di OS e di applicazioni dovevano restare distinti, per il bene del mercato. Come sappiamo, ha trionfato la visione di Gates, circa la necessità assoluta di standardizzazione. Una visione che merita comunque un approfondimento, che vedrete presto su AD.