C’era una tempo in cui sistemi con due Pentium Pro a 200Mhz bastavano per servire LAN con più di 100 postazioni. C’era e non c’è più, evidentemente, dato che oggi una parte dell’industria rema per farci credere che senza un quad core la nostra esperienza del personal computing è seriamente compromessa.
A costo di beccarmi accuse di luddismo e anti modernismo, continuo a domandarmi se da dieci anni a questa parte, le funzionalità siano cresciute in modo proporzionale all’incremento di transistor. Ma soprattutto, se queste funzionalità aggiuntive possiamo davvero permettercele, a livello globale.
Arriviamo quindi alla notizia di ieri: 2,3 miliardi di transistor per il nuovo Xeon Beckton, con tecnologia i7, 8 core e un quantitativo di cache unificata L3 che si presume mostruoso.
Quanto ci vorrà a prima di vedere questa tecnologia proiettata in ambito desktop? Se Skulltrail ha già portato gli 8 core su 2 zoccoli ad inizio 2008, definendosi una piattaforma per “entusiasti” (e ci mancherebbe), quanto manca prima che siano 2 Beckton, per un totale di 16 core e dio sa quanti watt di consumo, a definire il segmento enthusiast?
Per carità, nulla in contrario al trasferimento in ambito desktop di tecnologie sviluppate per il mercato server – per rispondere ad esigenze e carichi di lavoro tipici di quello scenario – ma mi pare che, dai quad core in poi, si stia un po’ esagerando.
Mi direte che i quad core più recenti hanno requisiti energetici di poco superiori a quelli dei cari vecchi Athlon Thunderbird, ma quanti anni sono passati da allora? Quanti giacimenti di petrolio sono stati trovati nel frattempo, quante fonti energetiche rinnovabili sono state messe a sistema?
Vorrete convincermi del fatto che i processori odierni consentono funzionalità straordinariamente superiori a quelle di qualche anno fa, ma rispondo: nell’equazione fra bisogni-consumi e risorse energetiche, qual è la variabile indipendente?
Qualcuno in vena di polemica, potrebbe rinfacciarmi di sputare nel piatto in cui mangio: è vero, il grande carrozzone dell’IT, con le sue evoluzioni, i suoi criteri di consumo e i suoi cicli di rinnovamento, tiene in piedi la stampa di settore e tutto l’indotto ad essa legato.
Non credo tuttavia che questo mi vieti di auspicare una direzione diversa di sviluppo, tale che i progressi di miniaturizzazione servano a rendere il nostro stile di consumo tecnologico più coerente con la situazione energetica e climatica. È sempre d’innovazione che si parla, ma con un obiettivo diverso e più conforme alla situazione allarmante che da più parti ci viene segnalata.
L’attuale focus del mercato su dispositivi mobili sta indirettamente incentivando la corsa ai bassi consumi, ma questo non basta per supplire alla necessità di innestare il concetto di sostenibilità alla radice dell’innovazione.