Ho aspettato un pochino prima di comentare la notizia secondo cui il 60% circa degli utenti avrebbe scaricato l’ultimo album dei Radiohead “In rainbow” a costo 0, dal sito ufficiale. Per chi si fosse perso la puntata precedente riassumo che la band inglese ha deciso molto coraggiosamente di vendere l’ultimo album solo online, senza l’intermediazione di nessuno e facendo decidere il prezzo agli utenti: è possibile inserire anche ZERO come prezzo.
Comscore dopo circa un mese ha dichiarato che il 60% circa degli utenti ha preferito appunto averlo gratis piuttosto che pagare, e che per gli altri l’incasso medio è stato di 6$.
Se tralasciamo i “furbetti”, che tanto lo avrebbero scaricato comunque da fonti alternative, e analizziamo soltanto i paganti otteniamo un dato che secondo me è abbastanza significativo. Chi si è affrettato a dire che l’esperimento è fallito, e che l’incasso è sicuramente inferiore a quello che sarebbe stato possibile ottenere in negozio ha ragione su un punto, cioè che il pubblico raggiungibile è sicuramente inferiore tenendosi solo sull’online, ma confonde il prezzo di vendita di un CD o di un mp3 con il guadagno dell’artista.
Come possibile leggere su un post di Antonio Troise, il ricavo dell’artista su un CD fisico è di circa il 10,5% del prezzo di vendita finale; ma poiché la versione fisica di “In rainbow” esiste ed è regolarmente venduta sullo stesso sito, dobbiamo analizzare solo la parte successiva del post, ovvero prendere atto che sulle vendite online il compenso degli artisti si riduce a un misero 3%. Su Itunes e su Amazon gli album completi in mp3 costano 9,99$ e il 3% sono 0,2997 dollari. Ad album.
6$ a copia di media (2,26 contando anche anche i furbetti) a me sembra un ottimo risultato, al momento. Certo, se col passare del tempo questo numero continuerà a calare l’esperimento si rivelerà davvero negativo, ma prima di arrivare a 0,3 dollari ce ne vuole…