Continuiamo, nel nostro appuntamento settimanale, a parlare di device portatili.
Questa volta è il turno di un prodotto quasi sconosciuto ai nostri occhi “europei”, il PC Engine GT.
NEC, con la collaborazione di Hudson Soft (software house molto famosa in Giappone e che ci ha fatto divertire con Bomberman), era entrata nel mercato nipponico nel 1987 rilasciando il PC-Engine e inaugurando lo scontro tra console di quarta generazione.
Gli altri grandi del settore si erano già attrezzati per esplorare i gusti dell’utenza proponendo device mobili: nel 1989 infatti, Nintendo aveva presentato al pubblico il proprio Gameboy e Atari il Lynx di cui abbiamo già parlato.
Nec decide quindi di abbracciare questo nuovo trend e un anno più tardi ecco che fa la sua comparsa il PC Engine GT.
Analizziamone le caratteristiche tecniche:
- CPU: HuC6280 (versione modificata del 65SC02 a sua volta derivato del 6502) con clock variabile a 1.79 o 7.16 Mhz tramite switch software
- RAM: 8 KB
- Video: schermo 2.6″ con risoluzione 400*200 e possibilità di visualizzare 64 sprite fino a un massimo di 481 colori su una palette da 512
- Audio: stereo
- Autonomia: 3 ore per un set di 6 batterie AA
- Supporto: Hu-Card
La dotazione come si può ben vedere era di tutto rispetto per l’epoca ed anche piuttosto innovativa, il che però, spesso, può portare a dei problemi.
Lo schermo infatti non era immune ad imperfezioni di fabbricazione che causavano la presenza di pixel bruciati immediatamente dopo il processo di manifattura.
Così come piuttosto di frequente le unità sembravano soffrire di problemi dovuti a condensatori difettosi, che pur potevano essere sostituiti.
Le altre note dolenti, comuni ai flop che abbiamo già ampiamente trattato, erano i giochi ed il prezzo.
La soft-teca PC Engine ha sempre vantato shoot-em’up ad altissimo livello ma sugli altri versanti, probabilmente, non era in grado di essere così competitiva ed il costo per l’utente finale, negli USA di ben 249$, hanno frenato un interesse mai veramente sbocciato.
Ed è stato un gran peccato perché il GT (TurboExpress sul mercato americano) quasi venti anni fa poteva disporre oltre che delle caratteristiche già citate anche del collegamento TurboLink, per connettere due console e giocare in multiplayer, nonché di un avveniristico TVTuner (chiamato TurboVision TV), ripreso poi dal Game Gear qualche tempo dopo.
Ma i fallimenti servono anche a sviluppare prodotti migliori, evidentemente.