L’ombra della mente

Intel ha recentemente strombazzato a gran voce la sua previsione secondo la quale una singolarità tecnologica sarà finalmente pronta entro quarant’anni: un tempo relativamente breve, passato il quale, potremo finalmente sollazzarci con una macchina più intelligente di chi l’ha creata. IBM ha, inoltre, diffuso la notizia di un sistema in grado di simulare il cervello umano, capace di apprendere da sé e, in un certo senso, di autoprogrammarsi senza l’ausilio di un programmatore. Sono preoccupato?

No.

Roger Penrose, famoso fisico e matematico statunitense di stanza a Cambridge, UK, ha scritto molto riguardo l’Intelligenza Artificiale, macchine senzienti, simulazione dell’intelligenza, e, soprattutto, della creatività umana.

Nei suoi due volumi “Emperor’s New Mind” e “Shadows of the Mind”, dimostra matematicamente, conseguenza del teorema di Gödel, come sia impossibile per un algoritmo puramente computazione eseguibile da una macchina di Turing (quindi la base teorica di un qualunque computer moderno) simulare l’intelligenza umana.

In termini più corretti è impossibile per un algoritmo che dimostri la veridicità di teoremi matematici, dimostrare la veridicità dei principi in base ai quali è stato sviluppato, accessibili solo al programmatore. IBM non può costruire una macchina che si autoprogramma, né oggi né fra quarant’anni. Il mio lavoro e’ salvo.

Penrose va oltre. Dalla dimostrazione matematica del fatto che l’Intelligenza umana non sia un fenomeno puramente computazionale o algoritmico, specula su quale sia l’origine della coscienza di sé, individuandolo in non meglio compresi fenomeni quantistici che avverrebbero all’interno dei neuroni, la cui comprensione deve necessariamente passare per un’evoluzione delle teorie quantistiche a disposizione dei fisici. E’ tutto molto affascinante, ma c’e’ una precisazione importante da fare.

Pensorse non nega la possibilita’ in futuro di costruire macchine piu’ intelligenti di chi le ha create, nega la possibilita’ che queste macchine siano computer basati su macchine di Turing, ovvero tutti i computer odierni. Un’intelligenza artificiale dovra’ basarsi sugli stessi meccanismi quantistici sui quali si basa il cervello umano, meccanismi che non possono essere simulati da un algoritmo. Trovo questa conclusione splendida perche’ non relega l’intelligenza umana ad un semplice algoritmo, ammette l’esistenza del libero arbitrio, anzi la dimostra, e finalmente solleva la Coscienza di Se’ dal freddo meccanicismo dei positivisti. Per certi versi questa visione da’ credibilita’ anche alle religioni. Sicuramente e’ piu’ emozionante di un freddo computer che si programma da solo.

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