Apprendo, con una costernazione senza limiti, dal sito de Il Sole 24ore che General Motors, primo costruttore di auto al mondo fino a qualche mese fa, ha lanciato un video-appello su YouTube per cercare di convincere gli americani a far pressione sui propri rappresentanti politici , affinché questi si convincano a regalare denaro pubblico all’industria automobilistica americana.
Il video è realizzato nello stile suggestivo (nel senso peggiore del termine “suggestione”), utilizzato normalmente da finti documentari pseudo-scientifici che arrivano fin qui dagli USA e che proprio nella rete trovano un naturale vettore di diffusione. Sto parlando di stupidaggini come What the bleep we know e Zeitgeist.
Gli ideatori puntano evidentemente su quel sentimento che più di ogni altro ha convinto gli statunitensi a calare le braghe di fonte a ogni richiesta o imposizione da parte delle autorità negli ultimi 7 anni: il terrore. Nel seguito il video.
La mancanza di spiegazioni riguardo alle origini della crisi può lasciare intendere che l’automotive statunitense sia vittima della crisi economica mondiale, che potrebbe distruggere in un sol colpo un giro d’affari per migliaia di miliardi di dollari, cancellando quella che fu la prima potenza mondiale dalle carte geografiche, bisognerebbe invece spiegare fare un sunto di come si è arrivati a questo punto.
L’industria automobilistica americana, nata e cresciuta in una società in fase di esplosione economica, vendendo catorci in un mercato senza concorrenza estera, si è trovata, dagli anni ’70 in poi, a far fronte all’invasione di auto di qualità superiore, che non hanno saputo fermare né con il protezionismo, né tanto meno con una capacità di innovazione sostanzialmente inesistente, rispetto ai concorrenti europei e asiatici.
General Motors, Ford e Chrysler soffrono di una crisi nera da anni, in un mercato che è saturo da decenni, e che permette alle altre aziende di crescere soprattutto a scapito dei prodotti americani.
Così ora i cittadini statunitensi dovrebbero usare le loro tasse per tenere in piedi una palla al piede per lo sviluppo (non solo economico), incapace di una vera innovazione e di stare dietro alle richieste dei clienti. Accadrebbe in futuro così com’è accaduto fin’ora, senza contare poi che il passato di GM contiene qualche trascorso non proprio limpido.