Alcuni Senatori Australiani si stanno attivando affinché venga approvata una legge che vieti, tout court, la pornografia in Internet.
I promotori del provvedimento rifiutano ogni sistema di classificazione dei contenuti, ponendo il materiale pornografico allo stesso livello di quelli attualmente illegali (quali quelli pedopornografici, violenti, ecc.).
Sorprende, soprattutto in un Paese come l’Australia, scoprire che vi sono ancora così tanti pregiudizi verso un’industria che, in realtà, non solo produce ricchezza per sé stessa e per l’indotto, ma è stata un vero e proprio driver per l’innovazione.
Quando fu introdotta la tecnologia VHS, di certo questa non fu spinta dai documentari della National Geographic, lo stesso si dica per i DVD interattivi e, venendo ai giorni nostri, per le tecnologie di streaming video online. Sono stati proprio i video porno ad alta risoluzione a costituire il primo vero “test su strada” della delivery video su web, ora usata anche per “incravattate” videoconferenze.
Va anche ricordato che, nonostante internet ormai sia parte integrante di quasi tutti i business, la pornogorafia vanta ancora un’enorme fetta di revenues sul totale generato da Internet, segno dell’innegabile importanza di questo genere di industria.
Non può certo valere l’obiezione secondo cui la pornografia sarebbe “immorale” dato che non sta certo al governante decidere cosa è morale e cosa no, decisione da lasciare esclusivamente alla sfera personale di ciascuno.
Personalmente ritengo che difficilmente questo provvedimento passerà, ma il solo fatto che sia stato proposto da un gruppo così nutrito di governanti mi preoccupa: evidentemente i costumi sociali hanno ancora parecchia strada da percorrere prima di dirsi veramente liberi da pregiudizi.