Sarebbe in realtà meglio parlare di “geolocalizzazione”, la parola magica che va di moda al momento e che molti stanno cercando di avvicinare alle persone e alle cose.
Prossimamente Firefox sarà in grado di capire dove siamo e gli sviluppatori potranno fornire esperienze di navigazione appositamente progettate in base alla location, i motori di ricerca hanno da tempo iniziato a proporre risultati di pertinenza maggiore rispetto al luogo fisico (dichiarato o rilevato) in cui si trova l’utente, e qualcuno inizia ad affacciarsi nei cosiddetti “servizi di prossimità” ovvero servizi elettronici (o advertising) usufruibili solo in determinati, spesso ristretti, ambiti geografici.
Chiaramente tutto questo comporta il fatto di dover capire dove si trova l’utente, ed è il motivo per cui il GPS avrà un ruolo sempre più preponderante nelle nostre vite.
L’altro giorno mi è caduto l’occhio sull’applicazione Ooops I’m late per cellulari con Windows Mobile e la mia comprensione del ruolo della geolocalizzazione ha fatto un balzo in avanti. Tra le cose che questa applicazione permette o che mi piace immaginare potrebbe fare ci sono l’avviso automatico del ritardo ai contatti basandosi su posizione e ora/luogo dell’appuntamento, l’avviso al contatto se non si conosce l’ora di arrivo, la notifica di quando si sorpassa un punto comune (il classico “mando un messaggio quando esco dal casello”), la notifica dei ritardi passati per impedire di prendere appuntamenti che non si possono onorare (qualcosa tipo “le ultime tre volte che hai preso appuntamento in questo luogo sei arrivato in ritardo. sei sicuro Y/N?”).
La tecnologia quindi cerca di risolvere e migliorare la nostra frenetica vita moderna? Decisamente si, e questa applicazione va messa in relazione al vecchio post sulla sicurezza stradale indotta dal GPS : se sono in ritardo accelero o no, visto che cambia poco? La prossima volta sarò in grado di partire per tempo? Se ho così tanti appuntamenti ho forse bisogno di una mano nel mio lavoro?
Domande apparentemente banali, ma che sempre più spesso non siamo in grado di porci e che ora la tecnologia, anzi l’unione di più tecnologie, ci aiuta a rispolverare. Sapere che esiste Ooops I’m late (o che prossimamente qualcuno creerà qualcosa di ancora più avanzato e omincomprensivo) da un lato mi fa comprendere che è triste dover aspettare che sia un software a dirci che siamo in ritardo – generalizzando – ma dall’altro mi fa sperare che questo saprà rieducarci a gestire il rapporto con il nostro tempo e il nostro spazio. Forse. E grazie soprattutto al GPS.