“si, ora ti leggo la mail che mi ha mandato Giulio, aspetta un attimo sono appena entrato un casa”. Un click, si accende la luce, e il dispositivo che teniamo in mano si collega a internet senza fili.
Non c’è nulla di nuovo in questa scena, non c’è bisogno di immaginarla per forza di cose tra dieci anni, perché il nostro cervello aggiunge automaticamente gli elementi che mancano: in questo caso un bel router wireless che diffonde il segnale nell’aria.
Va bene, ora però facciamo rewind e ripetiamo la scena senza router wireless. Il dispositivo si collega lo stesso, ma la comunicazione non è basata sulle reti telefoniche. Ora sì che siamo nel futuro, e i dati viaggiano insieme alla luce. Ci stanno lavorando a Boston.
La scuola di ingegneria dell’Università di Boston è convinta che si possa sviluppare un sistema di comunicazione dati basato su LED, in una sorta di rete wi-fi pervasiva e basata su onde luminose invece che su onde radio, che tra le altre cose avrebbe il vantaggio di funzionare con gli attuali cavi della corrente, senza dover cablare nulla. Che si possano trasmettere dati sulle linee elettriche non è una novità (le teleletture dei contatori elettrici ne sono una prova, ma anche gli esperimenti per le cosiddette powerline), la novità è ora si pensa ad una estensione del punto terminale del cavo, la presa elettrica. Se finora era infatti necessario collegare fisicamente il dispositivo alla presa, domani tutto questo potrebbe non essere più un problema, e inoltre i punti terminali fornirebbero luce agli ambienti.
L’occhio umano non è in grado di percepire sfarfallii della luce inferiori a una certa frequenza, per cui un sistema basato sull’accensione e lo spegnimento di questi LED non sarebbe recepito dalla retina umana, che vedrebbe sempre una luce accesa e fissa, ma consentirebbe velocità comprese tra uno e dieci megabit al secondo secondo gli scienziati. Inoltre la tecnologia a LED consumerebbe meno energia della sua equivalente a radio frequenza, e sappiamo tutti quanto c’è bisogno di risparmio energetico su questa Terra.
Vedo ancora alcuni punti dubbi in questa tecnologia, che però mi sembra promettere ugualmente bene: il fatto che a LED spento i dati non transitino, forzando quindi l’abbinamento luce = connettività, e la portata di queste eventuali “lampade router”. Inoltre le onde radio attraversano i muri – pur con difficoltà – mentre la luce no. Non ultime naturalmente le implicazioni di salute: sappiamo che l’occhio non coglie consciamente un solo fotogramma su una frequenza di 24 al secondo (ricordate la pubblicità subliminale degli anni ’60? molte cose dette allora e nel tempo erano fandonie, ma esiste un fondo di verità medico-scientifica), siamo davvero certi che lo sfarfallio dei LED sia invisibile al cervello oltre che agli occhi? Risolti questi quesiti le applicazioni che vedo sono decisamente interessanti e potenzialmente rivoluzionarie. L’esempio che si fa nel finale dell’articolo di hardware upgrade è a mio avviso esplicativo: se gli stop delle automobili fossero a luci LED e integrassero questo sistema, sarebbe un gioco da ragazzi dotare ogni vettura di sensori in grado di capire se la macchina davanti sta frenando (ed eventualmente anche quanto sta frenando) e avvisare il conducente o rallentare la vettura autonomamente. Un altro passo verso l’Internet delle cose, o semplicemente verso l’internet pervasivo e ubiquo?