Sulla scia del “si potrebbe ma non si può”, cioè degli ambiti tecnologici in cui esiste una tecnologia ma nessuno la applica, riflettevo dopo le comunicazioni auto-auto su una cosa ancora più banale, ma altrettanto ignorata: gli orologi.
La frenesia del vivere moderno ci porta da un lato ad avere sempre più impegni, ad avere una vita sempre più serrata e un’agenda sempre più piena. Dall’altro lato è altrettanto vero che più impegni si hanno e più puntualità è richiesta, a noi e chi ci sta intorno, pena l’accumularsi di tremendi ritardi, brutte figure, o peggio perdite di clienti (o fidanzati/e).
Io sono sempre stato un grande fan delle sveglie Oregon Scientific: per quei pochi che ancora non lo sapessero, il 95% se non oltre degli strumenti dedicati al tempo da loro prodotti sono radiocontrollati. Ovvero sono sincronizzati tra di loro da un’emissione di onde radio in bassa frequenza provenienti da un’antenna poco distante Francoforte. Questo segnale è in grado di arrivare agevolmente in quasi tutta Europa, anche se non è l’unico trasmesso, proprio per le sue caratteristiche fisiche, ed è stato studiato e messo in esercizio proprio con questo scopo: sincronizzare le vite delle persone, o almeno dei loro orologi.
Se avete mai provato a tenere vicino due oggetti di Oregon Scientific, avete visto che i secondi vengono scanditi insieme; con tre o di più (magari in un negozio che li vende) l’effetto è ancora più dirompente: sembra davvero che il mondo possa vivere tutto in sincronia.
Ma perché allora, mi dico, tutti i produttori non si decidono a incorporare questa tecnologia negli orologi da polso (soprattutto dopo che la scusa delle lancette non regge più. Esistono modelli funzionanti a lancette e radiocontrollati)? perché possiamo continuare a mentire agli altri (e a noi stessi) spostando le lancette di 5 o 10 minuti per giustificare i nostri ritardi? ha davvero senso?
(a proposito: sabato notte torna l’ora solare. Io non dovrò sistemare nulla e voi? :) )