Sempre a proposito di tecnologia e aerei, mi è venuto in mente che volevo aggiornarvi sullo stato dell’aeromodellismo dinamico, giacché un mio amico s’è avventurato in questo hobby e mi ha fatto scoprire un mondo molto diverso da come lo immaginavo, un mondo dove – guarda caso – i progressi tecnologici hanno introdotto novità di rilievo.
Tralasciando un momento i modelli a reazione introdotti da circa quattro anni, che sono un po’ il sogno di ogni bambino, volevo in questo post concentrarmi sugli aspetti per certi versi più vicini al mondo dell’informatica e dell’elettronica.
Innanzitutto la ormai onnipresente telemetria. Onnipresente quando si parla di oggetti in movimento, grazie alla telemetria è oggi possibile far volare il proprio modello avendo sotto controllo una grande quantità di parametri rilevati e inviati al pilota più volte al secondo: altitudine, temperatura, pressione atmosferica, orientamento cardinale, giri del motore, stato delle batterie.
Potrebbero sembrare parametri superflui ai neofiti, ma sapere su quanta energia residua possiamo contare per il motore spesso costituisce la differenza tra un atterraggio controllato e uno a casaccio, e quindi dover camminare per andare a recuperare il modello. Strettamente correlato alla telemetria è l’altrettanto onnipresente GPS: dato il costo ormai ridottissimo di un modulo di geolocalizzazione, sempre più piloti ne approfittano per essere in grado di ritrovare il proprio velivolo in caso di caduta accidentale, in special modo in montagna e in luoghi che non si conoscono bene.
Se vi state chiedendo come i piloti moderni gestiscano questo “overload di informazione” che un tempo non esisteva, la tecnologia ha una risposta anche per questo: un bel radiocomando con un enorme schermo a LED touchscreen, per esempio.
Poteva forse questo hobby non farsi contagiare dal dilagare dello schermo tattile? No, perché c’è un evidente vantaggio ad averlo, si perde meno tempo avendo tutto sotto controllo su un unico dispositivo e potendo gestire tutto toccando direttamente i parametri sullo schermo. E quanto tempo puoi stare senza toccare i comandi non è un fattore secondario, quando si vola.
Altra grande innovazione portata dalla tecnologia negli aeromodelli sono i simulatori, programmi che consentono di imparare a capire il comportamento dei modelli ancora prima di lanciarli in aria la prima volta.
Grazie alla progressione della capacità di calcolo dei processori moderni, il numero di fattori presi in considerazione dai simulatori (e di pari passo il numero di fattori inseriti dai programmatori nelle “copie virtuali” dei modelli) è cresciuto a dismisura, aumentando quindi l’aderenza alla realtà dell’esperienza al computer.
Anche i modelli matematici relativi alle condizioni atmosferiche e al vento si sono evoluti parecchio, e persino i piloti novelli ora riescono ad affrontare gli sbalzi di vento o gli imprevisti con più efficacia. Come se non bastasse, molti radiocomandi moderni hanno un attacco USB per essere collegati al PC, così non è solo possibile capire come si comporta il modello in volo, ma capire esattamente come risponde ai comandi impartiti dal pilota usando proprio il radiocomando definitivo, e non la tastiera del computer.
Questo approccio “sensoriale”, a detta di persone che sono nel campo da decenni, è un vantaggio competitivo da non sottovalutare per chi inizia adesso. Inoltre la possibilità di unire due radiocomandi tramite cavo in modalità MASTER/SLAVE (maestro/allievo) consente di fare “scuola guida” e riduce ai minimi termini la perdita accidentale di un aeromodello persino al battesimo dell’aria del pilota.
L’ultima grande innovazione tecnologica in ordine temporale, sono quasi sicuro che ci siete arrivati da soli, è la “vera realtà virtuale”, o il volo in prima persona. Una telecamera basculante montata sul velivolo, un trasmettitore e un casco VR che in questo caso non propietta immagini generate dal computer, permettono a tutti gli effetti di pilotare un modello come se ci fossimo dentro.
Sa molto di “vorrei ma non posso prendere il brevetto di volo”, ma è una obiezione sterile e farebbe il paio con “vorrei un aereo ma mi accontento di un modellino”. Trovo invece che il volo in prima persona sia una esperienza completamente diversa dalla guida a terra, che anzi espande e completa l’esperienza complessiva dell’hobby e lo eleva di un gradino.
La passione di una persona per il volo passa attraverso il mezzo meccanico del modello e del radiocomando, ma si realizza nel momento in cui il cervello – sebbene ingannato – “vive” l’effetto di un volo. Tutto grazie alla tecnologia. E se non ci credete, ho un video per voi…