Spero vivamente che nessuno della nostra classe dirigente legga questo blog: viste le proposte liberticide orientate al web e la prontezza con cui importano tecnologie di controllo dai regimi totalitari (come il filtro che blocca siti stranieri presenti in una apposita lista nera: ce l’abbiamo noi e la Cina) potrebbero prendere questo post come spunto.
Il governo iraniano potrebbe approvare una proposta di legge che condanna con la morte i proprietari di siti web che promuovono la prostituzione, la corruzione e l’apostasia (l’abbandono di una religione, in questo caso l’Islam).
L’accusa per chi commette questo reato è di essere un “nemico di Dio”o un “corrotto sulla terra”. Questo tipo di reati generalmente vengono punite dalla legge iraniana con l’amputazione della mano destra, del piede sinistro o con l’esilio.
Nonostante il governo iraniano applichi uno stretto controllo e pesanti restrizioni all’accesso ad Internet, oscurando migliaia di siti trattanti argomenti che vanno dall’erotismo al dissenso politico, la rete è un mezzo che piace ai giovani iraniani, dove fin’ora hanno trovato il coraggio di confrontarsi e dissentire.
Chissà, forse proprio grazie al web qualcosa sta cambiando in Iran, e per questo si vogliono inasprire le pene. Un altro sentore delle mutazioni in atto potrebbe essere purtroppo l’ umento delle esecuzioni capitali. Secondo Amnesty International nel 2006 furono condannate a morte 177 persone, numero cresciuto enormemente nel 2007, fino a 317.