Manipolare Google per influenzare le elezioni USA: ci prova un blogger

mccain.jpgLa manipolazione di Google è una pratica quotidiana per tantissime persone a questo mondo, generalmente preferiamo chiamarla ottimizzazione. Vi si cimentano blogger, web designer, editori, commercianti e qualunque figura che con il web ci si paga il pane. Esiste anche la figura appositamente specializzata del SEO (Search Engine Optimizer).

 

Vi è anche un’altra tecnica però, che ha altre finalità da quelle inseguite solitamente dai SEO: si chiama Google bombing. Il blogger statunitense Chris Bowers, co-autore di un popolare blog progressista, sta tentando di utilizzarla per influenzare l’immagine del repubblicano McCain , candidato alle prossime presidenziali. Lo scopo è di far salire il ranking di alcuni articoli riguardanti il candidato alla Casa Bianca, in modo tale da portarli alle prime posizioni dei risultati della ricerca “McCain”.

 

Chris Bowers ha rivolto un appello alla comunità democratica, in cui è presente una lista di nove link a altrettanti articoli, che insieme creano una sintesi delle idee politiche di McCain. Il blogger chiede a quanti vogliono sostenere l’iniziativa, di posizionare i link ovunque sia possibile: nel blogroll del proprio blog, nelle firme in fondo ai propri interventi nei forum, o anche trasformando il nome di McCain in un link ad uno dei nove siti, ogni volta che lo si nomina sul web.

 

L’iniziativa sembra aver avuto un seguito, anche se per il momento con risultati non eccellenti. I nove articoli si posizionano tutti nelle prime 60 pagine della lista dei risultati, cercando l’espressione “John McCain”, soltanto venti giorni prima nessuno di degli articoli trovava spazio nelle prime 100 pagine.

 

Al di là dell’efficacia o meno dell’iniziativa, viene da chiedersi se un tentativo di manipolazione come questo dell’immagine di un personaggio politico sia lecito, sia da un punto di vista morale che legale.

 

I media tradizionali ad ampio spettro, lavorano quotidianamente per il controllo dell’opinione pubblica, tuttavia tecnicamente non operano scorrettamente, poiché manifestano un determinato punto di vista, criticabile quanto volete, ma pur sempre un punto di vista. Tecnicamente quest’iniziativa invece è atta a manipolare Google, ma in realtà si vuole manipolare l’immagine di un personaggio pubblico, senza lasciare intendere che si tratta di un azione volontaria.

 

Non c’è niente di male nel pubblicare materiale, rielaborato e riconsiderato in basse alle proprie idee e alle proprie convinzioni, anche perché l’obiettività non esiste e non può esistere tecnicamente, poiché le nostre parole sono sempre frutto del nostro modo di intendere quello che stiamo descrivendo.

 

Manipolare un motore di ricerca significa non mettere l’inconsapevole fruitore delle informazioni in condizioni di individuare la reale fonte del quadro che gli si presenta davanti, rendendo molto più difficoltoso un approccio critico all’informazione.

 

Interessante poi il fatto che comportamenti di questo tipo negli USA sono abbastanza tollerati, soprattutto se contrapposto all’accanimento che fin’ora la classe politica e mediatica italiana ha sempre dimostrato nei confronti della libera espressione sul web.

 

Nella pratica del Google bombing però, vedo anche delle note positive. Per fare ancora un paragone con i media tradizionali, questi sono mossi dalla volontà di pochi individui, che pur in una situazione in cui è garantito il pluralismo, sono pur sempre pochi e mossi dall’alto (soldi, dirigenze politiche ecc.). La manipolazione dell’informazione attraverso il Google bombing invece parte dal basso, dagli utenti, ed ha bisogno di un gran numero di consensi per funzionare: forse si potrebbe definire (con un po’ di elasticità) un metodo democratico di fare demagogia.

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