Di questi tempi non sono per nulla sorpreso di sapere che un progetto come TOR abbia dei legami più che sospetti col governo americano. La manfrina della NSA che “sorveglia TOR” mi è da subito suonata un po’ ridicola: figuriamoci se questi disinvolti signori si lasciano passare un canale di comunicazione crittografato sotto il naso senza riempirlo di backdoor.
In effetti, come testimonia l’ottimo Pando Daily, pare che la maggior parte degli sviluppatori di TOR abbia ricevuto finanziamenti proprio dal governo USA.
Il che pone immediatamente una questione: quante attività illecite (pedopornografia, traffico d’armi, di droga, di medicinali etc.) i “patron” del progetto hanno lasciato transitare solo perché non minacciavano la sicurezza degli Stati Uniti? È una domanda imbarazzante che temo passerà inosservata.
La questione dello spionaggio non mi preoccupa più di tanto. Non perché voglia far rientrare nella discussione quello che ho o non ho “da temere” (citando Eric Schmidt). Quanto perché credo che lo spionaggio che minaccia i peggiori effetti nella vita delle persone, sia quello effettuato dai vicini. Istituzioni locali, persone geograficamente prossime, possono interferire con la nostra libertà prima e meglio di quando/quanto non riesca un’entità situata oltreoceano. Mi riferisco in particolare ad episodi come i dossieraggi di Telecom Italia.
Certo, è questa una strada che conduce verso una dittatura silenziosa e pervasiva. D’altronde è anche una strada che abbiamo/avremo percorso tutta con le nostre gambe. Di cosa possiamo lamentarci?
PS TOR rimane dunque uno strumento adeguato per impedire agli ISP locali di mettere il naso nella nostra navigazione web. E se c’è qualcosa di nascosto da svelare, che se ne occupino le forze dell’ordine dietro mandato dell’autorità giudiziaria.