Che Commodore sia stata, nel primo triennio degli anni ’80, la società di riferimento per il mercato dei Personal Computer, essendo praticamente esso stesso una sua creazione, è un dato di fatto assolutamente inconfutabile.
Ma se sul versante hardware, il VIC-20 e il C64 hanno fatto storia, lo stesso non si può dire per i sistemi operativi realizzati dalla casa di Tramiel. In particolare, il Basic (di derivazione Microsoft) si dimostra, soprattutto sul C64, poco incline alle esigenze degli utenti più esperti, il cui termine primario di paragone è il CP/M, il PC DOS e l’Apple DOS. Non si tratta di una disattenzione ma di una precisa scelta del Boss che non crede nei profitti legati al software di sistema, cosa tipica del periodo se si pensa anche alle scelte di IBM che spalancano le porte alla società di Bill Gates.
Commodore è però una fucina di idee e, al suo interno, John Feagans (ingegnere della società e membro del Team originale del PET con il ruolo di scriverne il Kernal… si, il Kernal e non il Kernel!), decide di provare a realizzare un ambiente grafico per il Commodore 64 e, successivamente, di effettuarne il porting sulla serie C264 (PLUS/4, C116, C16, C128).
Siamo nel 1983 e il concetto di UI come lo conosciamo oggi si sta appena affacciando sulla scena con soluzioni come GEM, della Digital Research (pensato per l’ATARI) e l’Apple LISA.
Nel caso di Commodore l’idea prende forma con il nome di Magic Desk e il paradigma immaginato da Feagans può essere definito Office Like più che Desktop Like. Infatti, una volta avviata l’applicazione, è come se ci si trovasse all’interno di un ufficio in cui è possibile effettuare le proprie attività tramite gli oggetti presenti su una scrivania, lanciando le applicazioni offerte, ovvero: un word processor, un database ed un foglio elettronico.
La cosa stravagante è che il movimento del puntatore (a forma di mano con indice teso) non richiede un device aggiuntivo come il mouse ma è utilizzabile direttamente con il joystick, anche se a forte discapito dell’usabilità.
Come è facile immaginare, tutti gli applicativi forniti sono minimali, ma è interessante notare come essi siano estremamente fedeli all’idea di riprodurre l’ambiente di lavoro.
Magic Desk
Prendiamo, ad esempio, l’applicazione per la scrittura dei testi (rappresentata dall’icona a forma di macchina da scrivere): una volta avviata, appare sullo schermo un’area bianca che simula il foglio e un cursore che indica la posizione di inserimento del testo, il tutto accompagnato da pochissime icone di gestione (salvataggio, stampa, ecc). Semplice e lineare, soprattutto pensando al pubblico di riferimento.
Scrittura dei Testi
Commodore si accorge delle potenzialità di Magic Desk e decide di creare un Team di sviluppo dedicato per completarlo, aggiungendo il supporto a Magic Voice (che dota il C64 della capacità di sintetizzare il testo tramite una sorta di voce umana computerizzata) e ipotizzando la creazione di un modello specifico della serie 264, indicato come 364, che all’accessione carichi direttamente Magic Desk.
I due prodotti vengono ultimati e resi disponibili come cartucce di espansione, ma l’idea di commercializzare il modello 364 viene abbandonato in seguito alla presentazione del suo prototipo al CES e alla relativa fredda accoglienza da parte dei visitatori.
La gestione in forma di schede dei file prodotti