Il caso dei mod chip torna alla ribalta nel Regno Unito dove, con un colpo di scena piuttosto clamoroso, un giudice dà ragione a tale Mr ModChip, che distribuiva sistemi per la modifica della console Microsoft XBox.
La ratio della sentenza risiede nel fatto che le violazioni delle relative norme di copyright hanno luogo prima o comunque separatamente dell’uso del chip, ossia nel momento in cui vengono acquistati o diversamente ottenuti eventuali software illegali la cui esecuzione il chip consente.
L’imputato, trovato nel 2007 in possesso di alcune migliaia di chip e di alcune console modificate, è stato dunque assolto dall’accusa e rimborsato delle spese processuali sostenute.
La questione è subito stata definita una pietra miliare nella lotta in atto fra detentori di diritti, produttori e modders, poiché salta a piè pari, o meglio rinvia ad altre sedi, alcune questioni legali finora ritenute primarie a carico del modding. Innanzitutto l’assimilazione fra modding e pirateria, che a guardar bene non è del tutto corretta, essendo alcuni mod chip sviluppati in modo tale da consentire l’uso della console per fini non necessariamente criminosi, come per esempio trasformare una console in un media center. Poi la spigolosa situazione in cui il chip viene usato per fruire di giochi originali ma importati da mercati esteri.
A quanto se ne sa oggi, la logica della sentenza sembra voler circoscrivere la rappresaglia delle associazioni vittima del reato di pirateria al nocciolo del problema, ossia alla duplicazione e distribuzione non autorizzata, piuttosto che agli accorgimenti tecnici che indirettamente agevolano queste pratiche.
Il che, se da un lato può sembrare un volersi nascondere dietro a un dito – non credo di esagerare quando penso che la popolarità del mod chip dipenda in larga parte dall’uso criminoso che se ne può fare, dall’altro difende il sacrosanto principio della libertà di utilizzare ciò che si è acquistato nella maniera che si preferisce.
Questa sentenza pone tra l’altro sotto una nuova luce anche la dibattuta questione dell’hackintosh.
Fonte: The Inquirer, Team Xecuter