In primis Google ha un’ecosistema di software, di cui una grossa fetta gira su iOS – il cavallo di Troia. Nel frattempo sta crescendo sul fronte hardware. Ogni applicazione Google per iOS che funziona meglio dell’equivalente Apple – qualcuno ha detto Maps? – rende l’abbandono di iOS a favore di Android di un passo più facile.
In secundis, il mobile è un passo importante nell’evoluzione tecnologica, perché avvicina il personal computing al corpo, dunque alla pratica quotidiana, aprendo un caleidoscopio di nuove opportunità. Google Glass è l’ovvio passo successivo – nella strada che porta all’interfacciamento neurale. L’orologio di Apple va nella stessa direzione. Dando per scontata una corretta esecuzione di entrambi i concept – un assunto piuttosto pesante – rimangono aperte due domande.
1) È più facile integrare un occhiale interattivo nel proprio workflow o uno smart-orologio?
2) Trattandosi di oggetti molto limitati nell’I/O, conta molto l’efficienza dei servizi che vivono fuori dal device e ne sostanziano l’utilità: chi è più forte in questi servizi? Google con i suoi servizi cloud o Apple col suo vasto ecosistema software? Google Voice Search o Siri?
Sono argomenti cruciali per il futuro di entrambe le aziende, sui quali vado formandomi un’opinione che tenterò di esplicitare nei prossimi giorni. Intanto… a voi!