È questo l’interessante punto di vista di Chuck Moore, senior di AMD, espresso in una conferenza presso l’università di Stanford. Il parallelismo spinto di Cell, oltre a farne un “chiodo” da programmare, sovraccarica la CPU centrale, un PowerPC che secondo il parere dell’esperto, finisce per diventare un collo di bottiglia.
Gli strali di Moore si rivolgono anche alla corsa alla moltiplicazione dei core omogenei, che potrebbe prima o poi mettere in crisi le unità di scheduling dell’OS ostacolando l’incremento delle performance.
La soluzione ottimale, a suo parere è l’adozione di una CPU x86 che faccia valere la compatibilità con un vastissimo parco di applicazioni, accelerata alla bisogna da componenti come la GPU, la quale può produrre altissime prestazioni su applicazioni altamente specializzate.
C’era da aspettarsi che un uomo di AMD difendesse le soluzioni tecniche che AMD ha già in casa dopo l’onerosissima acquisizione di ATi. D’altro canto chi ha buona memoria ricorda che, dopo aver aspramente criticato la corsa al megahertz, la stessa AMD diede vita alla – ancora più sterile – febbre del multicore.
Pur non avendo nulla a che vedere col settore consumer, è inoltre degno di nota il fatto che IBM abbia annunciato proprio ieri di aver superato la barriera del petaflop, con un supercomputer basato su Opteron e, per l’appunto, Cell.
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