Nel 2006, quando sentivo parlare di smartphone Apple, pensavo: come farà un parvenue a contrastare lo strapotere di Nokia? Pochi anni hanno dimostrato quanto insensato fosse quel dubbio: la configurazione del mercato è cambiata radicalmente, ai danni dei precedenti leader, grazie ad una ventata di innovazione tecnologica iniziata da Apple.
Una “disruption” nel settore TV paragonabile a quella introdotta nel 2007 da iPhone, presuppone una configurazione di mercato analoga: tecnologie già disponibili pronte a rimpiazzare quelle esistenti, flessibilità dei partner – rispetto a una domanda che si presuppone alta. Chiarisco meglio questo secondo punto: iPhone ha rinegoziato, a sfavore delle TLC, il rapporto standard fra produttore di terminali e operatore. Ha potuto farlo in forza della domanda che è stato in grado di scatenare, oltre che della capacità persuasiva di Jobs al tavolo delle trattative.
Apple arrivava dagli operatori proponendo, oltre ad una nuova interfaccia, anche l’esperienza maturata con iPod+iTunes, prodotti di enorme successo nei rispettivi settori. Il telefono, come certamente avranno sostenuto in sede di trattative, è l’estensione naturale all’iPod, un oggetto che è già nelle tasche di milioni di individui, agganciato alla piattaforma leader di distribuzione di contenuti musicali.
C’è qualcosa di simile in vista nel settore TV? Qualche circuito da chiudere, come quello iPod+telefono? Apple da tempo spinge il concetto di retina display sui propri dispositivi: la fantomatica TV Apple sarebbe una TV 4k? Con quali contenuti? Veicolati come?
C’è poi un altro problema di non poco conto. I detentori di contenuti video hanno imparato la lezione dai colleghi della musica e vogliono mantenere un controllo serrato sulla distribuzione. Un controllo fondato sulla frammentazione e competizione dei partner distributivi, non certo sul rapporto con un partner che controlla una quota maggioritaria del mercato.
Fra questi partner peraltro, Apple non gode certo di una posizione preminente: i contenuti disponibili su Apple TV sono pochi e non aggiornatissimi e la stessa Google, che con Youtube ha parecchie leghe di vantaggio sulla distribuzione digitale di contenuti video, sul mercato TV finora ha prodotto risultati di nessuna evidenza.
Certo, un accordo di alto profilo con partner pay TV potrebbe risolvere questo problema ma basterebbe un bouquet fornito e un’interfaccia disegnata da Jony Ive, a vendere una TV HD ai prezzi di Apple?
L’unico scenario che intravedo non è basato necessariamente su una TV dedicata ma su un’ottimizzazione dei modelli distributivi esistenti, con la complicità di Internet e di una buona organizzazione dei contenuti. Come ognuno degli oltre 100 milioni di iPhone venduti è un marketplace per i contenuti di vecchi e nuovi editori, una Apple TV da 99€/$ che vende milioni di unità al mese, dalla quale è possibile acquistare i pacchetti di qualunque Pay TV nazionale – in tutta Europa e America – come fossero app potrebbe generare fatturati e sinergie interessanti con l’ecosistema iOS. Ma come sempre, tra il dire e il fare…