TrueType e TrueImage alla prova dei fatti
Ma com’è andato l’accordo tra Apple e Microsoft di cui parlavamo nel post precedente?
Ebbene, TrueImage viene rilasciato rispettando le scadenze (o quasi) fissate: in fondo si trattava di modificare e adattare un sistema praticamente completo. Così Microsoft consegna il prodotto ad Apple che, dopo aver realizzato una versione preliminare di una propria soluzione basata su di esso, decide di non utilizzarlo. Il sistema Microsoft verrà in seguito utilizzato come linguaggio funzionale per le stampanti laser Okidata e LaserMaster e abbandonata definitivamente a metà degli anni ’90.
Ma il fallimento di TrueImage è dovuto soprattutto al forte ritardo di Apple nello sviluppo di Royal, tant’è che Microsoft era già riuscita a convincere diversi produttori (Nugen System e LaserMaster in primis) a realizzare stampanti con TrueImage.
Il team di sviluppo del futuro TrueType è guidato dal finnico Sampo Kaasila, affiancato da: Kathryn Weisberg (project manager), Charlton Lui (integrazione tra TT e il font manager di MacOS), Mike Reed (sviluppa RoyalT, il primo tool per realizzare font TrueType), Richard Becker (drop-out scan-converter) e Lynn Bekkala (font hinting).
Sampo Kaasila
Verrebbe da chiedersi come mai Apple sia arrivata così in ritardo a completare Royal, visto che in fondo parte del sistema era know-how proveniente dalla Bauer Enterprises, che, presumibilmente, aveva già sviluppato la parte di gestione dei Font legata a TrueImage? Ebbene sembra che il progetto fosse caduto un po’ in ombra dopo che Gassèe aveva lasciato Apple nel 1990 (per i contrasti con Scully) e che Scully continuava a ritenere Adobe l’obiettivo verso cui convergere. La ricostruzione è avvalorata dal fatto che, nonostante il core del sistema venga ultimato durante la metà del 1989 (a ridosso dell’accordo con Microsoft), il sistema verrà rilasciato, praticamente invariato, solo a Marzo del 1991 come add-on di System 6.0. I primi font a disposizione degli utenti furono: Times Roman, Helvetica e Courier.
Inoltre, sempre Geschke afferma: “… Apple tried to build one product on it. They eventually gave up, called us and said, “Will you come back?” [in soldoni: “volete tornare con noi?”]
Microsoft, invece, considera Royal fondamentale e, nonostante i piani originali di utilizzarlo come sistema di gestione per i font di OS/2 fossero venuti meno in seguito all’abbandono del sistema creato con IBM, il Big di Redmond lo presenta ufficialmente con il nome di TrueType insieme a Windows 3.1 nel 1992, addirittura evidenziandolo come una delle più importanti novità rispetto alla versione 3.0. Di base l’ambiente operativo Microsoft viene fornito con Times New Roman, Arial e Courier, realizzati grazie alla collaborazione con Monotype.
Font e Windows 3.1
Ma l’integrazione con Windows non è proprio indolore poiché Royal viene sviluppato su un Macintosh II (e monitor Apple “Kong”) e quindi pensato per un’architettura a 32Bit, mentre Windows 3.1 è pensato per il mondo a 16Bit. Per inciso: il discorso sarebbe stato diverso nel caso di OS/2 che era un sistema a 32Bit e il relativo porting sarebbe comunque stato in grado di gestire il maggior indirizzamento richiesto. Il compito di integrare TrueType in Windows viene affidato, tra gli altri, a Bill Hill (direttore del Microsoft Typography Group), Greg Hitchcock e Mike Duggin che sono costretti a creare un sistema di render a 16Bit che, però, si dimostra inefficiente con font di grandi dimensioni e particolarmente complessi.
(da sinistra) Greg Hitchcock, Mike Duggin e Bill Hill
In realtà Kaasila afferma che Windows 3.1 fu dotato di due engine specifici: quello di default a 16bit ed uno speciale che emulava il codice originale a 32bit (tramite thunking, un po’ come fatto dalle librerie Win32s) ed entrava in gioco quando il primo non era in grado di portare a termine il lavoro. In generale i problemi con i font complessi rimarranno nelle versioni home di Windows fino a Windows 95, dove l’engine dedicato ai font TrueType verrà completamente riscritto a 32bit.
A questo punto le strade delle due società si dividono, anche sulla scia delle varie cause legali dovute al presunto plagio del sistema operativo Apple da parte di Microsoft con Windows. BigA estende TrueType trasformandolo in TrueType GX (Graphics Extended), in grado di supportare anche i caratteri asiatici. Il nuovo engine di Apple è basato su un approccio che si ispira ad una Macchina a Stati Finiti, dove l’operazione di render è completata attraverso l’esecuzione di varie fasi che, di volta in volta, la portano in uno stato ben definito da cui evolvere (o, se necessario, involvere). Questa “estensione” non trova apprezzamento da parte dei maggiori produttori di soluzioni DTP (Quark e Adobe in primis) poiché un font “troppo intelligente” vincolerebbe il loro controllo e, inoltre, GX è disponibile solo per Mac, mentre i loro software sono rilasciati anche nell’edizione per Windows.
Con l’arrivo di Mac OS X, TrueType GX diventa AAT (Apple Advanced Typography) mantenendo intatta la sua struttura base.
Anche Microsoft procede allo sviluppo di una propria estensione chiamata TrueType Open, che supporta i font asiatici, in cui il render è la somma di più glifi (elementi base) disegnati in sequenza. Questa soluzione viene realizzata con Adobe che così cerca di avvicinare PostScript a TrueType. TrueType Open si è successivamente trasformato in OpenType.
Si conclude qui il nostro viaggio attraverso l’evoluzione dei formati vettoriali che più hanno caratterizzato gli ultimi decenni dell’evoluzione informatica.