Fin da quando esiste Intel, il mercato CPU non è esattamente facile da scalare. Lo sanno bene AMD, Transmeta e anche VIA, le ultime due pur concorrendo in settori d’impiego totalmente differenti.
La novità di questi giorni è che – come HWU aveva indovinato più di un mese fa – anche nVidia entra in partita, con una linea di prodotti dal naming scoppiettante: Tegra, in versione APX 2500 e CSX 600/650, il primo con consumo ridotto all’osso, il secondo mirato a prodotti di fascia UMPC/subnotebook. Entrambe le soluzioni si avvarranno dell’integrazione della GPU, seguendo un trend evolutivo ormai consolidato.
Le caratteristiche, gentilmente raccontateci dall’inossidabile Charlie Demerjian, sembrano interessanti:
– CPU basata sull’architettura ARM11, package size di 144 mm2
– codifica/decodifica video (H.264, MPEG4, VC1-WMV9) a 720p a 14Mb/sec
– supporto per le più recenti features grafiche, tra cui AA, AF, OpenGL ES 2.0
– a una frequenza di 700/800 Mhz, il CSX è in grado di riprodurre filmati a 1080p a 24fps con un consumo inferiore a 3w
– compatibilità con Windows CE
Dicevamo di Intel, che dopo aver riconquistato la corona delle performance assolute e performance per watt con Core, si trova a fronteggiare una situazione non proprio comoda nel settore ultramobile. La crescente domanda di dispositivi embedded, smartphone e sistemi ultraportatili ha infatti gonfiato un segmento in cui Intel insegue ancora ARM, leader con milioni di CPU installate nei più svariati dispositivi portatili/embedded.
La risposta Intel si chiama Atom, e rispetto ad ARM ha il vantaggio/svantaggio di essere basato su architettura x86. Il vantaggio consiste nella compatibilità con un parco software enorme, tra cui un certo OS chiamato Windows. Lo svantaggio è che la ISA x86 impone ancora dei tradeoff in termini di complessità del design, che condizionano negativamente l’efficienza energetica, campo in cui ARM eccelle, grazie ad un’architettura RISC molto più semplice e snella.
Naturale dunque che nVidia, col suo peso e la sua esperienza nella progettazione di chip, reclami la propria fetta in un settore in forte crescita, non ancora dominato da un titano come Intel. Altrettanto comprensibile la scelta di seguire ARM piuttosto che x86: la prima architettura ha già mostrato il suo valore nel settore ultramobile, conquistando una quota di mercato maggioritaria; al contrario x86 entra nel settore grazie ad uno sforzo “pioneristico” di Intel, ed ha una strada molto in salita per contrastare lo strapotere di ARM.
D’altro canto la licenza per l’uso dell’architettura ARM – ARM non produce CPU ma concede in licenza la propria proprietà intellettuale – erode i margini dei produttori di questi chip. Starà a nVidia adesso fare la differenza, facendo valere sulla concorrenza le sinergie rese possibili da suo enorme know-how nella progettazione di GPU e chipset (e magari le competenze di Ageia in campo PPU).
Una cosa è certa: con AMD che ha incorporato ATi, Intel che prepara Larrabee e nVidia che entra nel settore CPU, il mercato dei processori cambierà faccia nel prossimo decennio.