I contributi mio e di Eleonora di qualche giorno fa circa Wikipedia hanno suscitato una serie di commenti e reazioni alcuni dei quali molto interessanti. Desidero oggi intervenire su alcuni punti che meritano senz’altro un chiarimento, non prima di aver premesso che il tema è enorme e, quantunque possiamo sforzarci di scrivere e commentare, lo avremo appena sfiorato.
Una delle questioni più frequentemente sollevate è la seguente: cosa c’entra Wikipedia col metodo scientifico? Nella sua espressione a mio avviso più chiara (grazie mau) recita:
[…] tu intitoli il tuo post Perché Wikipedia è una minaccia al metodo scientifico e spieghi che Wikipedia è contro il metodo scientifico, io rispondo che Wikipedia non ha a che fare con il metodo scientifico perché non crea conoscenza ma la organizza / diffonde / raccoglie […]
Ogni enciclopedia raccoglie, organizza e diffonde la conoscenza. L’enciclopedia è tuttavia un punto di contatto, forse il principale, fra il lavoro di elaborazione svolto a nei luoghi della scienza – nei modi e secondo i criteri definiti dal metodo scientifico – e il pubblico utente. L’idea che presiede alla mia ipotesi è che, come ogni articolazione della funzione di divulgazione scientifica, l’enciclopedia deve accettare presupposti e metodi della scienza. Quella che collega l’istituto di ricerca al fruitore del lavoro di divulgazione, è a tutti gli effetti una filiera: qualunque fallacia intervenga in qualunque stadio di essa, finirà per influenzare in modo negativo l’affidabilità dei risultati.
Quali sono questi risultati? Con cosa hanno a che vedere? Parliamo della veridicità e della conoscenza trasmessa e degli effetti che, su larga scala, questa ha sul pubblico che la riceve. Diventa dunque cruciale il problema della tracciabilità delle posizioni espresse: lavorando dal pieno della complessità di una teoria scientifica, quali scelte hanno guidato il processo di semplificazione necessario alla divulgazione della stessa? Si badi: il problema della tracciabilità è percepito solo da lontano dall’utente finale, il quale ha tutto il diritto di ignorare, oltre alla specifica nozione, anche la massa dei problemi legati alla conoscenza stessa: un’ulteriore responsabilità a carico di chi fa divulgazione scientifica.
Inseriamo un fatto in un discorso finora teorico: Wikipedia non offre alcun tipo di garanzia relativamente alle conoscenze specifiche di chi si trova a svolgere il lavoro di divulgazione scientifica. Questa constatazione segna un’importante divaricazione rispetto ad altre enciclopedie moderne, che fanno invece della loro “prossimità” alle materie discusse – attraverso la presentazione di comitati scientifici e la trasparenza sulle qualifiche degli autori, alla collaborazione con enti di ricerca etc. – un pilastro. Una divaricazione che espone Wikipedia al rischio di rompere – per vocazione più che nei singoli casi – la citata filiera che permette alle teorie del metodo scientifico di divulgarsi presso un pubblico di massa.
Qui cito un’altra frase di mau, che alla risposta al mio pezzo ha dedicato un contributo sul suo blog, e che in un commento allo stesso afferma:
se tu avessi intitolato (e argomentato…) Perché Wikipedia è una minaccia alla diffusione della conoscenza allora la mia risposta sarebbe stata diversa (non del tutto, perché comunque sarebbe rimasto il mio punto chiave che afferma che non è lo scienziato a diffondere la conoscenza, ed è molto più importante citare le fonti e permettere al lettore casuale di valutarle).
Ad un lettore che si ponga il problema di come si sia addivenuti alle conclusioni riportate su una pagina di Wikipedia, essa offre in effetti due strumenti: le fonti ed eventualmente un thread di discussione sulle parti controverse. Il lettore attento e critico è dunque al sicuro – a patto che tenga poi conto del fatto che in quelle discussioni le opinioni dei cultori della materia valgono tanto quanto quelle del nostro amico che frigge patatine. Non altrettanto il lettore casuale, alla tutela del quale un’enciclopedia vera e propria provvede implicitamente con le garanzie sopra menzionate. In quanto alle fonti, è illusorio pensare che si possa chiedere a un lettore casuale di valutare l’attendibilità delle fonti riportate a corredo di un argomento che in prima istanza egli è venuto per conoscere. Tanto più che le stesse fonti potrebbero essere state prodotte seguendo un modello Wiki! Dunque Wikipedia si poggia sull’assunto che il lettore sia consapevole e attento – non a caso gli consente di diventare autore senza nulla dover dimostrare.
A questo punto sarebbe interessante valutare il traffico che su Wikipedia arriva da motori di ricerca, in particolare da Google. È un dato che in questo momento non riesco a quantificare con precisione, ma che stimo intorno se non superiore al 50%. Se il traffico ricevuto da motori di ricerca è spesso quello meno qualificante per un sito, perché appunto casuale, veloce e molto “rimbalzante”, è lecito affermare che ad una grossa parte dei suoi utenti Wikipedia rischi di offrire un servizio non ottimale, proprio nel momento in cui si presenta come enciclopedia – in questo implicando tutte le garanzie presupposte – ma di fatto non essendolo se non nelle funzioni più generiche.
Il che non sembra impensierire Google (finanziatore di Wikipedia), quando ripone in Wikipedia una “fiducia” elevatissima: immagino molti di noi si saranno trovati a constatare che, per qualunque argomento dello scibile, nella prima pagina della SERP, spesso fra le prime 3 posizioni, esiste una pagina di Wikipedia. Anche cercando di Larry Sanger, cofondatore di Wikipedia nonché uno dei suoi più eminenti critici, trovo due link provenienti da Wikipedia prima di quello che conduce al suo sito personale, larrysanger.org. Non penso di allontanarmi molto dalla realtà quando dico che grazie a Google (finanziatore di Wikipedia) e ai suoi segretissimi e brevettatissimi algoritmi, la definizione di Wikipedia intorno a un dato oggetto finisca per un’ottima fetta di utenti, per entrare con lo stesso oggetto in un rapporto di implicita sinonimia, malgrado i problemi metodologici e le possibili inconsistenze sopra sottolineate.
Wiki deriva dalla parola hawaiana wikiwiki, veloce, ma paradossalmente è proprio davanti agli utenti più “wikiwiki” – a quelli che non hanno competenze per validare le fonti e tempo per leggere le discussioni – che Wikipedia mostra la debolezza del suo approccio. E se questo genere di pubblico fosse la maggioranza? O magari la stragrande maggioranza?
Venendo al punto, il lavoro di uno scienziato e i criteri che lo guidano, valgono ben poco se la primaria fonte di divulgazione dei risultati (Wikipedia+Google) soggiace alle opinioni di una comunità di hobbisti. La minaccia che Wikipedia pone non è dunque diretta – su Wikipedia non si validano nuove teorie – ma derivante dalla relativizzazione dei risultati del metodo scientifico quando messi a fattor comune con opinioni che di scientifico non hanno nulla.
Per concludere, in una linea che va dalla massima accuratezza alla massima divulgazione, Wikipedia ha centrato in pieno l’obiettivo della diffusione. Per farlo, ha dovuto affrontare una serie di tradeoff sui quali varrebbe perlomeno la pena di interrogarsi senza preconcetti. È questa la sola ragion d’essere di questo pezzo.