Se dico “Waterloo” sono sicuro che al 99% di voi verrà in mente l’omonima battaglia persa da Napoleone, che segnò per sempre la sua carriera politico-militare, e in effetti nemmeno io saprei dirvi molto altro con una domanda così a bruciapelo. Ma tra qualche anno alla stessa esclamazione chiunque sul pianeta potrebbe rispondervi qualcosa come “ah si, la città canadese dove è nato Daniel Burd, il sedicenne che ha risolto il problema della plastica”.
Daniel Burd è infatti studente del Waterloo Collegiate Institute, a Waterloo in Ontario, e ha messo a punto un sistema in grado di “digerire” una sporta di plastica in soli tre mesi, contro il millennio che invece ci impiegherebbe normalmente. Alla base di tutto il processo ci sono dei batteri – anche in Natura la decomposizione della plastica avviene così – ma questo ragazzo è riuscito ad accelerare il processo di quasi 4000 volte. Ha iniziato riducendo in polvere i sacchetti e creando una soluzione a base di lievito, prodotti chimici trovati in casa e acqua di rubinetto, e con un po’ di prove empiriche e metodo scientifico Burd è arrivato a degradare il 43% di un sacchetto in sole sei settimane, selezionando i batteri da far riprodurre.
Al contrario del riciclo, in cui la plastica viene trasformata in altra plastica o in prodotti derivati, il metodo Burd decompone la plastica e la restituisce al ciclo naturale dei materiali; in sostanza, come riporta l’articolo di therecord.com, usa un metodo naturale per risolvere un problema creato dall’uomo. L’applicazione industriale di questo metodo è assolutamente alla portata di mano, ed effettivamente la frase iniziale di questo articolo non è campata per aria. Questo ragazzo ha tentato una via che nemmeno gli scienziati avevano provato (non in questo modo almeno) e forse ci sta davvero portando ad un passo da una rivoluzione mondiale.