La politica dei prezzi Apple nei vari paesi in cui esporta è spesso oggetto di discussione. Per quale motivo un utente di Google Docs ha creato uno spreadsheet pubblico che raccoglie in modo comparativo i prezzi, raggiungibile a questo indirizzo.
La parte più interessante della tabella è quella in cui vengono riportati i prezzi delle varie nazioni come percentuale di quelli USA.
Esistono fluttuazioni importanti su tutta la gamma, attribuibili alle politiche di importatori ufficiali nei paesi in cui non esiste una sede Apple, ma anche legate alle politiche commerciali di ogni singolo paese o – suppongo – alle difficoltà legate alla distribuzione in paes in in via di sviluppo. Il paese più svantaggiato in assoluto è il Brasile, che paga dal 63% al 119% in più rispetto ai prezzi USA. Nell’utilissima riga dei commenti leggiamo che questo sovrapprezzo è in certa parte attribuibile alle tasse sull’importazione del 60% – non a caso la Foxconn sta valutando la realizzazione di un impianto produttivo in Brasile.
I prezzi migliori sull’iPhone? Giappone e Corea del Sud, paesi ad elevatissima propensione tecnologica: un dato che discende forse dalla pressante competizione di terminali Android, in particolare dotati di tecnologia 4G.
Piuttosto difficile accaparrarsi un Mac a prezzo scontato: malgrado tassazioni vantaggiose non si riesce a spuntare più di un 3% di sconto. Interessante in ultimo il caso dell’Italia, che paga – al netto dell’IVA al 21% – dal 4 al 37% di sovrapprezzo. Condizioni analoghe d’altronde al resto d’Europa, che trovano forse giustificazione in una disciplina sulla garanzia più onerosa (e incerta, come potete leggere nei commenti a questo pezzo di Stefano Quintarelli).