Dall’uscita di Snow Leopard (agosto 2009) ad oggi sembra passato un secolo per Apple. Due anni caratterizzati dall’incredibile successo dei dispositivi con la “i”, iPhone e iPad in primis, per i quali la casa di Cupertino ha sviluppato iOS, un nuovo sistema operativo concettualmente e strutturalmente diverso da Mac OS X.
Nel frattempo Mac OS X 10.6 è stato costantemente aggiornato per correggere i vari bug scoperti, ma per diverso tempo BigA non ha fornito indicazioni rispetto alla futura release, alimentando le voci secondo cui Jobs è intenzionato a far piazza pulita dei “vecchi” felini in favore del nuovo sistema operativo.
Back to the Mac
Apple, però, smentisce categoricamente, giustificando la lunga attesa per il nuovo Mac OS X con il fatto che Snow Leopard è assolutamente affidabile e all’altezza delle aspettative correnti degli utenti.
Effettivamente non è realisticamente pensabile una sostituzione a “caldo” di Mac OS X con iOS, viste le differenze architetturali dei device di riferimento, anche se lo stesso non si può dire per quel che riguarda la possibilità di far convergere gli elementi alla base della user experience dei due sistemi. Proprio questa è la strada che Apple intraprende per portare alcuni paradigmi funzionali di iOS nel nuovo “felino”.
Così il 6 giugno del 2011, Lion (alias 10.7) fa il suo primo ruggito ufficiale durante il tradizionale WWDC di Los Angeles. Jobs, che di li a poco lascerà la carica di CEO di Apple per i ben noti problemi di salute, lo definisce come “il nuovo punto di riferimento per il settore dei sistemi operativi”.
Mac OS X Lion
Per sintetizzarne le nuove caratteristiche si po’ tranquillamente utilizzare la frase che gli ingegneri Apple utilizzarono al lancio dell’iPad “abbiamo imparato molto da iPhone e abbiamo trasportato in iPad [Mac OS X Lion] le nostre conoscenze”
Infatti la caratteristica che più ne ha contraddistinto la fase di sviluppo e che subito salta agli occhi è il nuovo (rivoluzionario ?) Launchpad, che rende il desktop del Mac molto simile a quello di un iPad/IPhone, duplicando, di fatto, le funzionalità offerte dalla classica Dock.
Meritano sicuramente rilievo anche le nuove Gesture Multitouch, che permettono di effettuare molte più operazioni attraverso il pad. Ad esempio è possibile passare da un’App all’altra scrollando in orizzontale con tre dita, effettuare lo zoom con un doppio “tap” su testi e immagini, navigare fra le tab aperte con due dita. Con quattro dita, invece, si può passare da uno Space all’altro, muovendole in avanti o all’indietro a seconda delle necessità. Un movimento dal basso verso l’alto delle stesse permette, invece, di eseguire Mission Control, tramite il quale è possibile visualizzare tutte le applicazioni aperte e le rispettive finestre. Sempre con quattro dita, infine, è possibile scorrere tra le varie pagine delle applicazioni lanciate in modalità schermo intero.
Mission Control
Sicuramente di rottura la scelta di Apple di rende disponibile il nuovo sistema, al momento del lancio, esclusivamente tramite il Mac Store e solo successivamente (in seguito alle pressioni dei clienti) in confezione retail su penna USB piuttosto che su DVD (scelta in linea con la rimozione dei lettori ottici dai nuovo Mac).
Ma al di la delle 250 nuove feauture che accompagnano Lion, sicuramente interessanti, unitamente ai diversi bug che hanno fatto già lievitare le release di fix, quello che gli utenti si chiedono è quale sarà la strategia Apple per i prossimi anni.
Probabilmente Mac OS X assomiglierà sempre più a iOS, ma continuerà ad essere un sistema operativo decisamente diverso nella sua essenza, esattamente come nel futuro Windows 8 in cui si troveranno a convivere un’anima Windows Phone like e una “Classic”.
Quello che è certo è che tra nuove modalità di interazione, nuove esigenze degli utenti e device sempre più “mobile” i sistemi operativi sono decisamente ad una svolta, ma la sfida saprà stranamente di “vecchio” perché a contendersi il mercato saranno nuovamente Apple e Microsoft, gli stessi che hanno plasmato l’informatica moderna, anche se entrambe orfane dei loro fondatori, visionari che difficilmente potranno essere sostituiti.
Si chiude così il nostro viaggio nel mondo dei felini di Apple, salutandoci con un video omaggio al carismatico Steve Jobs.
Stay Hungry, Stay Foolish!