Quinto e ultimo appuntamento del nostro speciale dedicato al Disk Operating System.
Arrivano FreeDOS e OpenDOS
Tramontata l’era commerciale del DOS, inizia quella dell’open source. A fare da apri pista di questo filone è stata, come detto nel post precedente, Caldera con il proprio OpenDOS, completamente compatibile con MS-DOS, ed in grado di eseguire perfettamente Windows 3.1/3.11 (for workgroup). Caldera in passato ha addirittura affermato di essere riuscita a far girare Windows 95 sopra il proprio sistema, sostituendolo al core dell’MS-DOS 7. Tale feauture, comunque, non è mai stata resa pubblica, ne è mai stata presentata alcuna dimostrazione.
Nel luglio del 2002, basandosi sul codice sorgente di OpenDOS 7.01, nasce il The Project Enhancement DR-DOS/OpenDOS, con l’obiettivo di allineare la funzionalità del DR-DOS a quelle dei moderni sistemi operativi. Gli sforzi del progetto hanno portato, finora, ad una migliorata gestione della memoria, al supporto nativo per i dischi di grandi dimensioni (LBA) ed al file system FAT32.
Nell’ottobre del 2005 le community legate al FreeDOS e all’Enhanced DR DOS, si scagliano contro DR DOS Inc., in seguito al rilascio della del DR-DOS 8.1. Infatti venne alla luce che la nuova release (ma anche l’8.0) includeva diverse feautures di FreeDOS e che il kernel era una versione non aggiornata di quello dell’Enhanced DR-DOS. Oltre a celare tali informazioni, il prodotto, essendo caratterizzato da una licenza commerciale, non rispetta minimamente la licenza GPL su cui sono ancora oggi basati il FreeDOS e l’Enhanced DR DOS. La pressione mediatica esercitata dalle community dei due progetti open costringono DR DOS Inc a ritirare tutte le release della serie 8.x, sostituendole con l’ultima release Caldera (7.03) ed ignorando il suggerimento di fornire il codice sorgente e quindi rispettare la GPL.
Orfano dei big del software, il DOS trova anche un altro genitore adottivo: si tratta dello sviluppatore indipendente Jim Hall fautore del progetto open FreeDOS, che inizia proprio nell’anno in cui BigM abbandona il suo sistema.
Ci sono voluti ben 12 anni (si, proprio 12 anni) per arrivare alla prima release ufficiale di FreeDOS, presentata a settembre del 2006 e rilasciata, ovviamente, sotto licenza GPL. Ovviamente il sistema è pienamente compatibile con MS-DOS ed è in grado di eseguire diverse versioni di Windows DosBased. FreeDOS include diverse feauture non presenti nell’ultima release Microsoft (6.22), come: supporto per l’internazionalizzazione, power management, i driver ASPI per i dispositivi SCSI, il supporto alla FAT32 e ai nomi lunghi dei file (non i tutte le applicazioni però), oltre agli indispensabili gestori di memoria HIMEM ed EMM386. Manca invece il supporto ufficiale all’USB.
Boot da CD del FreeDOS
Come ogni sistema opensource che si rispetti, FreeDOS è corredato da una serie notevole di add-on, che nei precedenti post abbiamo definito in-bundle: un player audio, un editor, un browser minimale.
Mancano ovviamente i tool avanzati come DriveSpace e Memmaker, quest’ultimo sicuramente molto utile, mentre il primo ha ormai senso solo sui sistemi datati, vista l’attuale dimensione dei dischi rigidi. Molto del lavoro è stato fatto per garantire una completa compatibile con l’OS di casa Microsoft e con i PC IBM, a partire dai primi sistemi del 1981 (IBM 5150).
Addirittura il sistema di Hall può contare su una UI ufficiale multitasking chiamata QubeOS
QubeOS in esecuzione su FreeDOS
Sempre relativamente alle UI open, è doveroso segnalare FreeGEM, un windows management system nato dalle ceneri di GEM della Digital Research e dismessa da Novell subito dopo l’acquisizione della società di Kildall.
La più popolare distribuzione basata su FreeGEM è OpenGEM, sostanzialmente un ambiente grafico a 16bit non multitasking in grado di funzionare con FreeDOS e OpenDOS
OpenGEM in funzione su FreeDOS
Si conclude così il nostro viaggio nell’universo DOS, un sistema operativo che nonostante tutti i suoi difetti, ha segnato profondamente l’evoluzione dell’informatica e che conta ancora oggi migliaia di nostalgici sparsi nel mondo. Se siete interessati ad approfondire gli aspetti delle singole versioni, come sempre, vi segnalo StoriaInformatica.it, su cui da poco ho pubblicato un corposo contributo relativo al Q-DOS e alle “storiche” accuse di plagio rivolte a Paterson per aver copiato il CP/M.