È dagli anni ’90 che, da dietro gli scranni e le scrivanie delle stanze del potere, sentiamo parlare delle magnifiche sorti e progressive della globalizzazione. Gli scompensi e la crisi degli ultimi anni ci hanno offerto un punto di vista più realistico sulla situazione, mentre un po’ in tutto il mondo tornano in voga teorie isolazioniste dal vago retrogusto autoritario.
Una nicchia resiste da sempre alla logica globalizzante, ed è quella della tecnologia strategica. Dopo il ventilato ostruzionismo USA verso il colosso Huawei nella gara per l’acquisizione degli asset del produttore di server 3Leaf, l’ultimo caso riguarda la decisione della Cina di estendere la sua politica autarchica nell’ambito CPU.
L’obiettivo consiste nel portare la famiglia di processori Loongson nel problematico ambito supercomputer, dove poco o nulla esiste al di fuori del “designed in USA”.
È di certo un passo avanti importante nella strategia di quella enorme e esplosiva potenza mondiale che è la Cina, un passo rischioso – il know-how da recuperare rispetto allo stato dell’arte è immane – che tuttavia promette importanti ripercussioni su una bella fetta dell’industria tecnologica USA.
A partire dal fatto che in cima alla celebre Top500, c’è oggi un sistema basato su CPU Xeon e GPU Nvidia (Tianhe-1A) perativo presso il National Supercomputing Center di Tianjin.
Il progetto Dawing 6000 (che verrà costruito dalla ST Microelectronics!) sarà basato esclusivamente su CPU Loongson compatibili con l’architettura MIPS, userà un OS basato su Linux e, come racconta TechCrunch, emulerà il set di istruzioni x86 per motivi di compatibilità col resto del mondo.
C’è da immaginare che quello dell’emulazione sia solo uno step intermedio, il cui impatto prestazionale tuttavia rischia di rendere il progetto poco competitivo ancora per alcuni anni.
Tanto più che potenza stimata del Dawning 6000 è già all’incirca la metà di quella dell’attuale leader della Top500. Servirà dunque tutta la determinazione di un colosso economico e demografico come la Cina, per arrivare in tempi ragionevoli a competere con la tecnologia USA.
Anche prima che le CPU designed&made in China siano adatte al mercato supercomputer, risulteranno però competitive in ambiti dove le prestazioni e la scalabilità sono meno cruciali, ovverosia il 99% in volumi del mercato CPU. Ed è questa la vera sfida che si cela dietro il programma Dawning 6000.